479 deic, ad ogni costo, sia con la spada, sia con la propaganda dei concili!, dii vescovi, ieri con 1* anatèma, oggi con le incoronazioni imperiali. E istituzioni di popoli liberi, e comandi di principi, e ingegni grandi e sfortunati, nulla temono i papi, nulla rispettano pur di afforzarsi al potere, di cui ogni generazione che passa porta via ad essi un lembo conteso. Io li numero dietro a Sisto V, papa, che, se fosse vissuto più a lungo e avesse fatto da sè, avrebbe redento dalle lunghe follie la Chiesa Romana. Ma Sisto V fu un lampo in sera d’estate. Dietro a lui, di nuovo gli ardori e le tenebre. Paolo V fulmina il Senato della Repubblica Veneta — e chi non ne sa i risultati ? Le folgori gli si spezzano in mano. Urbano Vili assiste indifferente alla condanna di Galileo. Innocente X combatte il miserando trattato di Vestfalia che pure rifletteva la grande anima di Enrico IV. Innocente XI piange arrabbiato contro le libertà della Chiesa Gallicana, formulala nelle astute proposte del clero di Francia. Da ultimo, Pio VI lotta a tuli’ uomo contro le riforme di Giuseppe II, e dichiara battaglia alla rivoluzione dell’ 89, a questo grande vagito dell’umanità rinnovala. Pio VI muore in esiglio a Valenza, scaduto dal poter temporale. Bizzarrie del destino o, meglio, lezione della Provvidenza ! II popolo francese, che Dio pose alla testa delle crociate, è quello che fa cadere il trono temporale di Pio VI riluttante! Colà la Francia combatte per il sepolcro di Cristo, qui per le libertà dell’umanità sofferente sotto la tirannide dei vicarii di Cristo. Da Venezia esce, scelto al papato, Pio VII, anima irresoluta è pietosa, preludio a Pio IX ; Pio VII non intende, come Pio IX, il suo tempo. Conseguenza diretta del papato stazionario, ricalcitrante con Pio VII, 'iene alfine Gregorio Cappellari, la reazione in tiara. Dopo sedici anni di fremiti della nazione, di viltà principesche al Quirinale fattosi la Corte di Luigi XI, Pio IX sale al pontificato. Il mondo applaude a’ primi alti suoi, l’Italia si leva iti unanime grido di speranza e di applauso. Il triregno sarà sciolto dal basso legame degl’ interessi materiali. Il papato ritornerà in onore, la chiesa di Cristo in potenza. Ecco già le nazionalità, nel nome di Cristo e dell’evangelo, si ricostruiscono davanti a Pio IX, i popoli vogliono essere i soli depositarii delle sorti proprie, l’indipendenza è a tutti un bisogno; senza questa non havvi libertà, non li avvi nazione, non religione, nè fratellanza, nè amore. L’Italia dà prima 'I segnale, alla parola dell’apostolo del suo avvenire: Sorgiamo, fratelli; i tempi promessi arrivarono, sorgiamo: Ecce homo! Roma e Parigi si ascoltano, s’intendono, si promettono d’inaugurare il gran giorno. Roma e Parigi, la fede e la forza, si raccolgono pensose davanti al Vaticano pria di consumare il grand’atto .... — E il giorno 'enne; i popoli sorsero, la battaglia fu inaugurata; aspra, lunga, tremenda battaglia. Il sangue corse a rivi l’Europa; i gemiti dei martiri della libertà risuonarono dal Ramciatka a Napoli, dal Danubio all’Irlanda ! —- Orribili sventure pesano sui popoli combattenti; ingrossano ogni