330 all’uscire de’Deputati li »aiutò con applausi non compri. In quel punto la luna mostravasi cinta eli fascie verde e rossa, e come un’insegna tricolore nel cielo. Ma non conviene alle generose deliberazioni contraddire co’ fatti. Il popolo vigila ed ora facciam tutti altrettanto. Vigiliamo eoa gli occhi e col braccio : oriamo col cuore e con l’opere. Ci sieno stimolo e rimprovero gl’istinti del popolo e i prodigi del cielo. N. TOMMASEO. 3 Giugno. LA GUERRA SOTTO VENEZIA. Gli austriaci confessano che i loro vecchi rinomati artiglieri non videro mai fuoco tanto micidiale quanto quel di Marghera; e per detrarre alla lode, imaginano che a presidio della fortezza fossero duemila Polacchi. Non ve n’aveva pur uno: ma noi vorremmo averne tra’nostri; e la menzogna del nemico ci è onore. Tranne pochi stranieri che prendono generosa parte al pericolo, tutti sono italiani, e veneti i più: e i |iiù, usi a tutt’altre abitudini che di guerra. Non dirò delle difficoltà che vengono alla disciplina militare e al buon esito dell’impresa dalla diversa tempera de’combattenti, dall'essersi le forze disperse in piccole legioni, dal non si essere gli arruolamenti operali in sulle prime efficacemente, dal mancare l’unità del comando, diviso tra il generale in capo, i due ministri di guerra e di marineria, ed il Governo. Fatto è che in questa misera guerra ch’ebbe principio col 48, la milizie regolari d’Italia, che pur disprezzavano l’inesercitato valore delle volontarie e del popolo, fecero, come accade ai superbi, assai mala prova. Da Venezia a Genova, da Palermo a Milano, da Messina a Palma, da Napoli al Cadore, da Roma a Brescia, da Bologna a Vicenza, da Casale a Treviso, chi sostenne alquanto l’onore dell’armi italiane, furono militi, non soldati. Il fatto di Cintatone, il solo veramente glorioso all’esercito sardo, è opera non de’ grandi capitani sardi, ma dei poveri studenti toscani. Quel che possan gli eserciti, lo dice Custoza e Novara. E laddove gli inesperti vinsero (dico a Milano e a Vicenza) ivi stesso i pedanti perderono. Sarà caso: ma certo egli è un fatto. E * domare le città di questa Italia vilipesa, e per secoli divezza dall’ armi, richiedersi più ostinati bombardamenti e più carneficine e terrori che a soggiogare parecchie città della fiera Germania. Il valore in Venezia fatto più cospicuo dagli abili del vivere più che pacifici e dalla soavità de’costumi; qui, con unico esempio, s’accoppia alla fede religiosa e all’affetto, alla generosità e all’astinenza. Qui si combatte e si prega, qui si dà l’oro e il sangue, si soffre il disagio con la benedizione sul labbro e nel cuore. Gli odii municipali (pii tacciono; e qui solamente, in questo angusto nido, milizie di diverse parli d’Italia, e di contrarie fors’anco, vivono in pace ed unanimi. Delle municipali albagie, qui non ombra: Venezia consona dell'antica origine