14 bile; popolo c deputali andarono a gara nel manifestare senza ritegno la propria irritazione. Le apostrofi s’incrociano con tutta energia. Una ne osserviamo particolarmente di Josti a Pinelli, il quale ha costume di sorridere in faccia agli avversarli: « Ah 11011 sorridete! esclamò Josti; questi non sono tempi da tanto! » Piazza: L’atto, del quale ci diede lettura il signor ministro, è meritevole della più grave censura, ina io 11011 imprenderò a dimostrare quanto v’abbia in esso di detestabile, d’incostituzionale, perchè sono persuaso che altri de’miei onorevoli colleglli imprenderà a dimostrarvi come l’attuale armistizio la vinca sul famoso armistizio Salasco. Ma, nella mia speciale qualità di deputato di un collegio piacentino, devo all'onore, al dovere, alla confidenza dimostratami dai miei elettori, di protestare altamente contro le condizioni stipulate in questo malauguratissimo atto, in riguardo ai ducali. Signori, l’aggregazione dei ducali agli antichi stali del Piemonte, non è solo un desiderio, sibbene un fatto compiuto fino alla estrema conseguenza, un fatto rispettalo, almeno in parte, perfino dall’armistizio Salasco. Or bene! può egli concedersi che, a fronte dell’articolo dello Statuto che inibisce qualsiasi variazione nei confini territoriali, senza il consenso di lutti i poteri, si possa ora con un tratto di penna segregarne una parte così importante? Piè si dica essere l’armistizio un semplice alto di guerra, commesso all’arbitrio di chi comanda Tarmala. Signori, quest’armistizio è niente meno che un preliminare di pace, e di una pace forzala, di una pace che dovrete accettare ad ogni costo, se assentite a dar forza a quell’atto o convenzione; e quell’allo, quella convenzione io la dichiaro altamente nulla, perchè incostituzionale. Io non ho, o signori, l’eloquenza della parola, ma ora mi senio quella di una profonda convinzione, d’nn sacro dovere a compiere, e vorrei avere cento voci per ripetere in faccia a tutta l’Europa la protesta che i ducati non possono, per un allo tanto riprovevole, lauto rovinoso, tanto incostituzionale, essere staccati dal Piemonte, del quale fanno parte integrante. La storia ricorderà con orrore Porribile attentato, che si vorrebbe commettere contro la Cosliluzioiie, che noi tutti abbiamo giuralo di mantenere inviolabile. Lanza: Signori, trattenere alla lettura dell’armistizio un grido di indegnazione, e non sentirsi montare il rossore al viso, è lo stesso come rinunciare alla dignità di uomini e dichiararsi schiavi da noi stessi ed indegni della libertà. (Sì, sì; è vero!) Io credo che l’Italia, in tanti anni di catene e di schiavitù, non ebbe mai a subire condizioni così gravi e disonoranti. Ed al Piemonte, che fin ora da più secoli aveva mantenuto intatto l’onore delle armi italiane, al Piemonte, dico, toccò quest’infamia, questa insopportabile infamia. (Grida d’indegnazione. ) Io vi giuro che mi lascierei tagliare la testa sul patibolo, ma non vorrei mai clic un armistizio di questa fatta venisse a macchiare il noslro nome. Imperocché, non è mi armistizio, non è una sospensione d’armi; ma è una vergognosa capitolazione, che ci carica di catene. Riprendete le armi, quando le armi austrìache saranno ferme in