387 dell'incessante fuoco, prestarono attivissimo servizio nel compiere i la- \ori di difesa: Marcello Antonio. Destro Antonio. Biasini Bartolomeo. Molecchi Angelo. Piazza Gio. Battista. De Pellegrini Luigi. Bestianello Valentino. A questi andava aggiunto l’imperterrito giovinetto Antonio Zanetti, di 12 anni, il quale con singolare audacia prestavasi al trasporto delle munizioni, ed a tutte le occorrenze della batteria, quando una palla nemica lo fece cadere in età cosi verde della morte degli eroi. Il generale comandante G. ULLOA. Il capo dello stato maggiore L. Seismit Doda. PUBBLICATO PER IINCARICO DEL GOVERNO PROVVISORIO Il segr. generale JACOPO ZENNARI. 13 Giugno. Come si legge nel bullettino di questa mattina, alcuni proiettili del nemico, slanciati dalla nuova batteria sull’isola di S. Giuliano, oltrepassarono di pochi metri il lembo della laguna. Essi dovevano adunque colpire Venezia in quella estrema parte, che guarda al Ponte sulla laguna. A nessuno più che ai tranquilli abitatori di Venezia avrebber dovuto esser cagione di sgomento la caduta e lo scoppio delle bombe, o sui letti delle loro case, o sulle pubbliche vie, per la maggior parte cosi anguste da non permettere che il solo passaggio delle persone, i Veneziani, per guardare intrepidi a questo nuovo e pericoloso visitatore, non potevano nemmeno farsi forti delle tradizioni degli avi, perchè la nostra città non ebbe mai a soggiacere ad un bombardamento; e fra i racconti de’ padri nostri sentiamo di ogni pericolo, di ogni lotta, di ogni sagri-fìzio narrare, non però di quello. Eppure la popolazione veneziana non si sgomentava punto, ma pareva volesse rispondere colla propria intrepidezza a quella dei prodi suoi difensori, lieta di aggiungere questo nuovo merito ai tanti altri, che le provengono dai sagrifizii finora palili. Oggimai non si possono più contestare al popolo -veneziano le doti eminenti di un’assoluta annegazione di sè, del coraggio, della fermezza; e quella soprattutto di un amore illimitato alla propria indipendenza. E queste doti non sono forse 1’ elogio di un popolo presso tutte le nasoni, le incivilite non solo, ma le barbare ancora? non è per quesle che si ottiene la simpatia e il rispetto di tutte le genti? A chi domandasse se il popolo veneziano coglierà il premio di tanta '¡rtù, noi rammenteremo che la virtù, tosto o tardi, suol essere pregiata da Dio, e che, pel ritardo della ricompensa, il merito, anziché divenire men bello, si fa maggiore ogni di.