si paurosi, riusciva nel suo aspiro, qual era la più ordinaria, o almeno la più sicura via onde riuscirci? Far capo presso il competente agente aulico, e a ragione dello stipendio portato dalla carica, patteggiarne il prezzo, a condizione però di concederla sempre, come di una merce messa all’incanto, al più largo c generoso offerente. Questo mercimonio, non che farsi a guardia di un geloso secreto, custode ordinario delle opere tenebrose e nefande, era meretricio mercato sfacciatamente aperto dinanzi l’occhio del sole, e quindi, se non sancito da leggi, guardato e protetto a lucro de’ tristi da un tacilo e reo consentimento. l)i qua ne seguiva che gl'inetti o di rolla coscienza scavalcassero uomini degni e saputi, i quali, fidali al proprio merito, abbonendo di ricorrere a mezzi colpevoli, stavano in aspetto di una giustizia, che il più sovente falliva; onde si vedevano levali a cariche lucrose e importanti, uomini dal grido pubblico dannati, o almeno nella schiera degli stolli c disacconci per certezza d’infallibili pruove dal consentimento universale noverati. Se questa era, come immancabilmente fu, la pratica servala dall’austriaco per condurre gl 'Italiani alla più bella epoca della storia loro, e facile arguire la carità adoperata ne' balzelli, nelle imposte, e per ultimo nella spietata legge del Bollo, indiritta, contrariamente al precetto cristiano, a mugnere e succhiare il sangue del povero. Tendeva per più modi il dispotico re ad accarezzare ed amicarsi il ricco, sperando di farsi in osso un propugnacolo e una difesa contro il grido dell’oppresso c ilell’innocente, dimenticando esserci un ricco assolutamente vindice inesorabile del diritto del povero, e guardiano vigile del pupillo e della vedova. Questo strazio della patria noi fummo a vederlo con animo afflino e a guardarlo lacrimosi per trenlalre anni seguitamente; e questa pazienza longanime fu portala in silenzio e rassegnazione, salvo qualche lamento raccomandato alle pagine da alcun generoso a fidanza di mito-vere una pie là che da cuore umano non doveva essere disperata. Questa pietà però non venne; anzi quanto più gli amici della umanità si sforzavano in far sentire la necessità di sollevarci dal peso di una oppressione importabile, e tanto più il peso dell’oppressione, dell’odio e dell’ira si riversava addosso di que’coraggiosi, cui la carità della patria cuoceva più che la carità di sè stessi, mettendosi al rischio di confiscazioni, di esilii, di prigionie, non per altro che per vergare qualche pagina, che lamentasse la sorte comune, e domandasse un ristoro ai lunghi mali che ci affliggevano. Scorta inefficace l’opera di tant’anni a cavare per tal modo dalla pietra balsamo alle nostre piaghe, vennero i buoni in una deliberazione, se non più profittevole, certo più immediata e legale. Pigliarono il Codice vostro, Ferdinando, le vostre medesime leggi, le concessioni e, se 11011 liscile da voi dirittamente, promulgate dal padre vostro, e da voi ritenute e guardate nella loro interezza, e, in esse fondali, domandarono alle Autorità legittimamente costituite l’osservanza e l’esecuzione di quelle leggi. Fecero anche piùj tenendosi sempre entro quel cerchio di liberale larghezza che dalla legge si consentiva, domandarono alcune salutari riforme, valevoli a migliorare la condizione di questo popolo. Che altro fecero di male pochi mesi fa gli ottimi Manin e Tommaseo? Chi avrebbe