633 a coloro, che a lui maledicevano, «ori malediceva, e quando pativa non minacciava, sopportammo con tutta pazienza ed in silenzio qualunque acerbissimo oltraggio, uè ci ristemmo di pregare pei nostri persecutori e calunniatori. E posciaehè siam debitori tanto verso i sapienti, che verso gl’insipienti, ed è nostro incarico di provvedere alla salute di tutti, non possiamo non astenerci, per prevenire precipuamente lo scandalo dei deboli^ dal rigettare da noi, in questo vostro consesso, quella calunnia, più lalsa e più orribile di tutte, la quale, per mezzo di alcuni recentissimi giornali, contro la umile nostra persona fu divulgata. Ed avvegnaché fossimo colti da un incredibile orrore nel leggere quella invenzione, colla quale i nemici s’ingegnano di recare una grave ferita a noi ed all’apostòlica Sfde, tuttavolta non possiamo d’alcuna guisa temere che tali turpissime menzogne giungano ad offendere neppur lievemente la suprema cattedra di verità, e noi stessi, che senza alcun nostro merito vi fummo collocati. E di vero per singolare misericordia di Dio, noi possiamo adoperare quelle divine parole del nostro Redentore: Io ho parlalo palesemente al mondo, e nulla dissi occultamente........E qui, venerabili fratelli, riputiamo opportuno di ripetere ed inculcare quelle medesime cose, che nella nostra allocuzione, tenuta a voi nel dì 17 dicembre 1847, dichiarammo: che, cioè, i nemici, onde potere con maggiore facilità corrompere la vera e schietta dottrina della cattolica Chiesa, ed ingannare e trarre gli altri nell’errore, sconvolgono tutte cose, tutto raggirano, tutto tentano, perchè la slessa sede apostolica appaia in certo modo partecipe e fautrice della loro stoltezza. Niuno ignora quali tenebrose e perniciosissime società e sette in varii tempi siano state composte ed instituite, e chiamate con varie denominazioni dai fabbricatori di menzogne, da quelli che professano perversi dogmi, onde infondere negli animi altrui con maggiore sicurezza i loro delirii, sistemi e macchinazioni, onde corrompere il cuore degl’incauti, ed aprire una larghissima via a commettere impunemente qualunque scelleraggine. Le quali abbominevoli sette di perdizione, massima-mente nocive non solo alla salute delle anime, ma si anche al bene e alla tranquillità della società civile, e condannate dai romani Pontefici nostri antecessori, noi pure di nuovo volemmo proscritte e condannate colla nostra lettera enciclica del 9 novembre 1846, diretta a tutti i vescovi della cattolica Chiesa; ed ora parimenti colla suprema nostra apostolica autorità le condanniamo, le proibiamo e le proscriviamo di nuovo. Bla con questa nostra allocuzione non volemmo certamente annoverare, o tutti gli errori, pei quali i popoli, miseramente ingannati, furono tratti a tanta mina, o tulli enumerare i raggiri, coi quali uomini avversi si sforzano rovesciare la cattolica religione, e invadere ed atterrare d’ogni parte la sanla rocca di Sion. Le cose, che lino ad ora quivi con tanto dolore ricordammo, abbastanza ci addimostrano che da quelle perverse e divulgale dottrine , e dal disprezzo della giustizia e della religione, provengono tutte le calamità e sciagure, dalle quali le genti e le nazioni sono cotanto agilate. Onde siano adunque allontanali tarili danni, è mestieri non risparmiare nè cure, uè consigli, nè fatiche, nè sollecitudini, affinchè, sradicate ed