43 trattava d’uri’ordinaria distanza postale di otto a dieci ore; e l’esercito, mutando continuamente le sue posizioni da Pavia sino a Vercelli, conservò sempre la sua base e le sue liberissime comunicazioni. Queste artificiose tenebre erano preordinate di lunga mano. Una legge, stupidamente adottata dal Parlamento, proibiva ai giornali di dare altre notizie della vicina guerra, che quelle che sarebbero somministrate dal ministero; mentre poi lo stupido ministero, vano cartello della bottega costituzionale; non ebbe dalla camarilla militare alcuna notizia, per quanto durò la guerra. Intanto i poveri soldati piemontesi e lombardi erano sul campo della carneficina inviluppati dalla gran rete del gesuitismo e della diplomazia. Sì, abbiamo già detto: la quistione italiana non è una qui-stione militare; ridotta a vera quistione militare, sarebbe vittoriosa in un baleno. I reggimenti da cui si attendeva meno, furono lasciati fare il loro dovere. La brigata Casale, riputata finora una delle mediocri, e nemmeno adoperata già nella battaglia di Custoza, stette al fuoco più di quattro ore: rimase pei’ò digiuna tutto il giorno. Miracolo! Un esercito in casa propria, anzi ne’ suoi quartieri, e sotto le mura di Novara, cioè in una delle più fertili e grasse pianure dell’Italia, rimane 24 ore senza pane! Finché durò la pace, nulla mancava; nel primo giorno della guer-la manca fino il pane! Miracoli di s. Ignazio di Loiola. La brigata Casale fu rilevata dalla brigata Pinerolo, eh’ è una delle migliori; e perciò era predisposta a non fare il suo dovere. Dopo due scariche si videro gli ufficiali far mezzo giro e con tranquillo passo ricondursi dietro i soldati meravigliati. Savoia si battè poco o nulla, come se si trattasse di una causa straniera, e non dell’onore de’suoi principi e del prossimo loro destino. Savoia, entrando affamala in Novara, sfondò gli uscì e depredò le case. Il santo clero novarese aveva preparate chiuse vuote le botteghe-dei fornai, e aveva fatto levare le insegne delle osterie, e partire per la campagna tutte le famiglie dei denarosi codini. E perciò si può perdonare ai Savoiardi se rubarono pane e vino e salami; ma non possiamo lodarli di aver saccheggiato le botteghe degli orologiai, rubando gli oriuoli e spezzando le pendole. Nei villaggi fecero peggio; uccisero vacche e porci senza cibarsene; a Cressa punirono crudelmente la famiglia Borromeo d’aver confidato la libertà della patria alla casa di Savoia; il conte Emmanuele Borromeo, che giaceva ferito, fu tratto dal letto e colle baionette savoiarde alle reni fu costretto a indicare in qual camera fossero i denari. Alcune saranno dicerie; ma nel-1: anno scorso dicerie simili intorno all’esercito piemontese non si udivano mai; la sua disciplina era esemplare, massime in confronto all’infame licenza dei Croati. In parte si potrà imputare all’ esempio dei nemici ; un popolo non può praticare coi barbari, nemmeno sul campo di battaglia, senza imbarbarire; e anche in Francia si vede quanto i Bu-geaud e i Changarnier abbiano imparato dai Beduini. Ma, in parte, si deve imputare a disposizioni misteriose che sciolsero appositamente la disciplina. Da lungo tempo, gli ufficiali gesuiti parlavano ai soldati con sommo disprezzo della causa che dovevano difendere; e lo facevano impunemente; e tolleravano nei soldati le mancanze all’appello e ogni sor-