448 49 Giugno. MEMORIE STORICHE DEL GENERALE ULLOA Uno dei tre eletti dalV Assemblea alla difesa di Venezia. Girolamo Ulloa, napoletano, Ira i trentacinque e i quarantanni è una persona dal cui linguaggio franco, preciso, appassionato si scopra subito il soldato, il matematico, il patriolta. Usciva appena dal collegio militare di Napoli col grado di ufficiale, che venne carcerato e processato come compromesso in una cospirazione di molti liberali del regno contro il Borbone. Schivata alla meglio la pena che lo minacciava, si fece conoscere come uno dei più distinti ufficiali d’artiglieria. Era capitano in quest’arma sul principio del 1848 quando contribuì ai moti rivoluzionari che indussero il Borbone a dare la Costituzione verso la fine di gennaio. Pochi giorni dopo,, e precisamente nel 20 febbraio, pubblicò un opuscolo intitolato : Dell’ esercito napolitano, Considerazioni politico-militari. — In questo libretto egli spiegava ai proprii concittadini il vero significato del molo politico che allora ferveva, e predicendo la grande scossa del marzo successivo, annunciava che il grido dei popoli italiani ridestati era già il grido magnanimo dell’indipendenza. « Turpemenlej « egli scriveva, lo straniero ha calunnialo l’Italia, incautamente l’ha le-« nuta per morta, o almeno prostrata ne’vizii a cui aperse libero il « campo. L’Italia risorta, dopo gl'inni di grazia^ di lode e d’amore, « domanda le armi, tutta desiderosa di mostrare a’suoi calunniatori « che l’antico valore « Negl’italici cor non è ancor morto. « Che farete voi tra le novità e le dubbiezze de’vostri mutati de-« stinì? Le nobili contrade dell’Italia superiore hanno ansiosamente in-« leso Io sguardo su questo nostro civije e forte reame. Ignorate forse ■ che l’esercito napolitano è deputato a far impeto conlro i nemici del-« l’italiana indipendenza? Questo sia supremo vostro pensiero. Onde « strìngetevi unanimi e gagliardi, ridestate gli spirili guerrieri, ricor-« diamoci delle sofferte ingiurie, e, viva Dio! poniam finalmente la vita « conlro la superba oppressione e l’abbietta servitù. » Con sodezza di criterii, con larghezza di concezioni, con ricchezza di falli, con generosità di sentimenti, Girolamo Ulloa dimostrava esser la guerra non che inevitabile, necessaria, e minutamente indagava quale e quanla parte dovessero prendervi le due Sicilie. Ei già presentiva il grido dell’arme che gettato un mese dopo a Venezia e a Milano, risuonò sulla Dora, sul Po, sull’Arno, sul Tevere, e bramava udirlo suonare con pari forza dal Sebeto al Lilibeo. Napoli pareva allora voler coronare le speranze dell’ottimo cittadino, del colto e valoroso soldato. — Due ministeri liberali chiamavano Ullo»