408 fare, noi comincieremmo questa guerra universale a tutti i troni, a prò1 di tutte te insurrezioni, che noi getteremmo all’Europa intera questo guanto di sfida! (Bravo, bene! applausi.) E voi ci dite che non vi sarebbe coalizione! E voi ci dite che, quando avreste portato attorno la face e il fuoco in mezzo a tutti questi governi, essi non si unirebbero in un sentimento di conservazione contro quest’incendio universale? Ah! voi non dite nulla di serio, asserendo simili cose! (Bene! bene!) Quanto a noi, signori, io lo dichiaro sinceramente, non accettammo uffizio di ministri per riparare i rammarichi dell’onorevole Ledru-llollin, nè all’interno, nè fuori. (Risa ironiche a destra.) Noi accettammo al contrario per cercare quanto era in noi nella misura delle nostre forze, col concórso di tutti i patriotti intelligenti di questo paese, di riparare le mine di cui seminò il suolo della patria nostra. (Approvasene a destra.) Un membro: E il suffragio universale. Odilon Barrot: Odo parlare del suffragio universale. Si, gli è col soccorso del suffragio universale che cominciammo quest’opera di riparazione, ed è con esso che noi la termineremo. (A destra: Benissimo!) Ledru-Rollin: Non è opera vostra. Odilon Barrot: Mi duole che il dibattimento non sia rimasto negli stessi sentimenti che avevano ispirato le risoluzioni del Gomitato diplomatico. Evidentemente, e per tutti, lo scioglimento era comandato dalla ragione, dalla situazione stessa; esso era forzato, e da che esso era forzalo, è uopo riconoscere che il dibattimento non poteva non essere pericoloso; che tutte queste recriminazioni di governi succedutisi gli uni contro gli altri, queste ingiurie, questi rimproveri, non avevano nessun grave interesse per la questione, e non facevano che indebolire il risultato, ben altramente grave, che proponevasi il Comilato diplomatico. Riconosceva esso la gravità della situazione e i nuovi doveri che incombevano al governo; che ha egli fatto? lo rendo qui giustizia agli uomini di tutte le opinioni, che compongono questo Comitato; sicuramente, fra i membri di esso, ve ne ha molti che non sono soliti approvare la politica del ministero. Ebbene! questi spogliaronsi di ogni risentimento, misero da parte ogni divisione a fronte di una questione straniera di un’alta gravità, perocché sentirono essere cosa degna di veri patriotti l’unire tutti gli sforzi verso uno scopo comune, perocché sentirono che bisognava almeno mostrare allo straniero, allorquando negoziati difficili, forse delicati, stavano per cominciare, un accordo profondo fra tulle le parti di quest’Assemblea ed il governo. Forse sarebbe stato degno di quest’Assemblea il comprendere questo sentimento, accostarvisi, dividerlo, accettare quell’ ordine del giorno che concentrava, che confondeva tutte le forze in questo momento solenne. Tuttavia, il sentimento che dettò quell’emenda rimane, ed io me ne impadronisco; il sentimento è questo: il Piemonte soggiacque in una lotta che, lo confessiamo, aveva le simpatie della Francia; il Piemonte soggiacque, ma non l’indipendenza d’Italia; v’è ancora qualche cosa da tutelare, v’ha interessi d’influenza, di libertà, d’avvenire. In faccia a questa eventualità, noi diamo al governo i mezzi necessarii di pigliare tale de-