89 CIRCOLARE DI ALFONSO LAMARTINE AGLI AGENTI DIPLOMATICI DELLA REPUBBLICA FRANCESE. ----—-- SlGNOllE. Vi son noti gli avvenimenti di Parigi, la vittoria del popolo, il sur* eroismo, la sua moderazione, il suo tranquillamento, l’ordine ripristinalo con la cooperazione di tutti i cittadini, come se, in tale interregno dei poteri visibili, la ragione generale losse ella sola il governo della Francia. La rivoluzione francese è entrata cosi nel suo periodo diflinilivo. La Francia è Repubblica; la Fiepubblica francese non ha bisogno che sia riconosciuto eli’ ella sussiste. Eli’ è di diritto naturale, eli’ è di diritto nazionale. Eli’ è la volontà d’un gran popolo ; il quale non chiede il suo titolo se non a sè stesso. Tuttavia, desiderando la Repubblica francese di entrare nella famiglia de’ governi istituiti, come una potenza regolare, e non come un fenomeno perturbatore dell’ ordine europeo , conviene che facciate prontamente conoscere al governo, presso il quale siete accreditato, i principii e le tendenze che dirigeranno d’ora innanzi la politica esterna del governo francese. La promulgazione della Repubblica francese non è un atto d’aggressione contro nessuna forma di governo nel mondo. Le forme di governo hanno diversità tanto legittime, quanto le diversità d’indole, di condizione geografica e di sviluppamento intellettuale, morale e materiale dei popoli. Le nazioni hanno , come gl’individui, età differenti. I principii, che li reggono, hanno stadii successivi. I governi monarchici, aristocratici, costituzionali, repubblicani, sono l’espressione di tali diversi gradi di maturità del genio dei popoli. Essi chieggono maggior libertà, a misura che si sentono capaci di sopportarne di più ; chieggono maggiore eguaglianza e democrazia , a misura che sono inspirati da maggior giustizia ed amore pel popolo. Questione di tempo. Un popolo si perde , percorrendo l’ora di tale maturità; si disonora, lasciandola fuggir senza coglierla. La monarchia e la repubblica non sono, agli occhi dei veri uomini di stato, principii assoluti, che si combattono a morte : son fatti, che si contrastano e possono vivere 1’ uno a fronte dell’ altro , comprendendosi e rispettandosi. La guerra non è dunque il principio della Repubblica francese , come ne divenne la fatale e gloriosa necessità nel 1792. Fra il 1792 ed il 1848 ha mezzo secolo. Tornare, dopo mezzo secolo, al principio del 1792, od al principio di conquista dell’impero, non sarebbe avanzare, sarebbe retroceder nel tempo. La rivoluzione di ieri è un passo innanzi, non indietro. Il mondo e noi vogliamo camminare verso la fratellanza e la pace. Se la condizione della Repubblica francese, nel 4792, rendeva ragion della guerra, le differenze, che corrono fra quell’epoca della nostra storia, e l’epoca in cui siamo rendono ragion della pace. Attendete a comprendere ed a far comprendere intorno a voi tali differenze.