304 Ld a quale mortale schiavitù sareste ahimè condannati?.... A beffe, a guanciate, a percosse, a calci, ad imprecazioni le più turpi, a maledizioni le più esecrate, ad un sentirvi di continuo insultare cui: Mars porca Veneziana brigatila! (e col ritornello sul vostro dorso di una e più bastonate.) E reclamereste a chi?.... A chi vi farebbe di nuovo bastonare nelle forme legali quando azzardaste reclamare. Oh Dio! Qual brivido all’idea di tanta infamia deve serpeggiare per ngni veneto sangue onorato? Quanti sentono amore di patria, di decoro, d’interesse, quanti nu-Irono affetti di famiglia, tutti tutti antepongano la morte a lauto vituperio! So che avreste pacifiche promesse, amnistie, anzi indulgenze plenarie. Tutto tutto vi sarebbe decretato dalla frode, dall’inganno della spergiura, ben nota àustro-gesuilica astuzia. Invece carceri, fucilazioni, giu-dizj stalarj, leggi marziali, rigide censure, imposte enormi, incendi, stupri, profanazioui, e simili flagelli; sì, tutta questa sarebbe la eredità di obbrobrio, che a voi resterebbe a retaggio dei vostri miseri successori per molle e molle generazioni. Inviperito, insospettito l’abbominato austro-mostro spargerebbe ovun-<1 no il fiero veleno dell’odio, del livore, e della vendetta; e fino l’aria «li questo purissimo cielo, sarebbe contaminata dal fiato suo pestilenziale, c mortifere). Vile e pauroso, sempre ricordando con rabbia feroce, come fu quivi calpestato, e da qui ignominiosamente sfrattato, temerebbe sempre che si polesse da noi rinnovare questo ardito coljfo di mano, e paventerebbe ognora d’esser fallo sozzo pasto dei pesci. Quindi ninna città andrebbe soggetta a tanto tirannico rigore, nè tanto di ceppi avvinta, quanto l’infelice Venezia. La libera, la gioconda, la vezzosa Venezia, madre del commercio, dell’industria, del genio, delle arti, sarebbe ridotta un ergastolo, sarebbe latta in ogni suo lato una puzzolente caserma. I cannoni in ogni ponte, le fortezze nei campi, la truppa sfrenata in ogni contrada, armata e mantenuta con imposte di cento e cento milioni, i saccheggi ad arbitrio del soldato, questi sarebbero i primi amorosi amplessi del paterno regime imperiale. Sarebbero rubati gl’immensi tesori dei templi, rapiti i preziosi capi d’opera d’arie, deturpati gli antichi magnifici monumenti, distrutto il nostro Arsenale, e da tale distruzione ne deriverebbe la miseria di mille e mille famiglie. Venezia cosi posta perpetuamente in istato di assedio, e dilaniala dalla tirannide, sarebbe fatta la carcere del suo misero popolo, il quale non avrebbe neppure il permesso di percorrere le sue lagune. Sarebbe tolta la notturna comunicazione, e le unioni amichevoli sarebbero reputate club sospetti dal sospettoso carnefice. Cosi andrebbe estinto il brio delle placide notti, delizia di queste tranquille genti, le quali dovrebbero a prima sera ridursi tutte alle loro case. Quale schiavilù! quale tormento! Il pensiero atterrilo rifugge da tanto disonore, da tanta umiliazione! Per resistere dunque fa duopo di usare oltre al marziale coraggio, un'acula vigilanza sui traditori, un’eroica pazienza, un inviolabil silen-