08 di lui capro espiatore, e che doveva essere condannato a sottrarsi agl'implacabili di lei risentimenti con inchiodata nel cuore la disperazione delle sorti d’Italia. Però, se potè lo scorso anno tenersi ravviluppata nel manto delle sue lrodij ora più noi potrà; imperocché i fatti presenti, con cui i passati offrono tanti riscontri, sono di tale evidenza da convincerne la pervicacia più sfacciata e la più raffinata ipocrisia. Bisogna dirlo apertamente: questa fazione, tanto nemica alla libertà quanto alia indipendenza d’Italia, persuasa che^ vinta la guerra dell’ indipendenza, ne avrebbero avuto consolidamento durevole le istituzioni della Siberia, e che, quella perduta, queste, mancando della naturale loro base, sarebbero st.te esposte alla balia dei mulevoii governi ed alle esigenze dei forestieri, ed in ¡specie dell’Austriaco : persuasa ancora che i’ingrandimento dello slato avrebbe menomato le sue influenze e nociuto a’suoi interessi municipali, si deliberò di raccogliere tutti i suoi sforzi per avversare la guerra dell’indipendenza. Ma, fattasi accorta che mal le sarebbe incontrato resistendo al voto della nazione, in tanti modi jnani-festalo, cessò ogni diretta opposizione e si diede ad operare nel se’greto. Disfare quell’esercito che solo poteva in Italia combattere la guerra del-l’indipendenza, rendergli odiosa questa guerra, le parve l’espediente più sicuro per recarla prontamente a disgraziato line; e all’ opera infame si volse, traendo dalla sua tetra officina gl’inganni più perfidi e più sottili. Di lutio si valse, della credulità del soldato, dei suoi men degni istinti, persino di quegl'istinti più degni, che gli facean care le consuetudini domestiche, caro il nome di quel re, che tante volte egli aveva veduto accorrere il primo sul campo, ove più stringesse il pericolo. Gli esagerò le forze del nemico, gl’ ispirò la sfiducia nei suoi nuovi capi, gl’ insinuò essere questa guerra empia macchinazione di alcuni pochi, o provvidi solo de’ ioro interessi, o determinali di farsi della guerra strumento per abbattere trono ed altare, menar cattivo il re, proclamar la repubblica: gli ripetè le accuse della prezzolata sua stampa contro la Camera, contro il ministero, contro il partito nazionale, apponendo loro che si fossero prefissa la mina delia monarchia e l’istallamento degli ordini repubblicani; gli dipinse coi più bruni colori le conseguenze della guerra; singolarmente intese a gettargli nell’ animo un seme di rancore contro la milizia cittadina e contro la iutiera cittadinanza, (piasi che, per soddisfarsi di un suo capriccio o d’ un colpevole disegno, deliberatamente volesse mandarlo al macello. Di quali agenti, di quali mezzi si senisse, è agevole immaginarlo a chi sa fin dove trascorrano le fazioni, a chi questa fazione conosce: ben ci è doloroso a dire che essa di taii agenti, di tali mezzi deve pur essersi servila, che ricordano quei tempi in cui si faceva il più sacrilego abuso d’ ogni cosa più santa. Troppo lungo sarebbe l’addurre qui prove molteplici di si infernale macchinazione: ci basti recar questa, fra tulle più notabile, di quei polizzini, in che si narrava del re tradito e della repubblica proclamata in Torino, sparsi studiosamente fra molti corpi e messi persino nella pagnotta del soldato ! Non riesce pertanto incredibile che soldati cosi preparati siansi discùtili dopo breve pugna, e che, disdicendo la loro assisa, abbiano poste