21 e, dichiarata la patria in pericolo, chiamare intorno a Genova tutti gli uomini valorosi a portare le armi. Queste due proposte sono appoggiate. Il presidente sostiene non esser d’uopo aspettare spiegazioni, non esser permesso alla nazione di disonorarsi; le condizioni deiT armistizio sono disonorevoli, e non vi è giustificazione che possa giustificarle; ricorda come il nostro paese si trovò, 400 anni sono, in peggiori circostanze che non le attuali, eppure insorse, cacciò lo straniero; doversi quindi lasciar all’Austriaco che si prenda colla forza la cittadella d’Alessandria, se la vuole. Montezemolo esprime i suoi timori che forse vi fosse impegnato l’onore del re; invita la Camera a non precipitare i giudizii. Il ministro Pinelli porge gli schiarimenti desiderati dal deputato Montezemolo. Martinet chiede al presidente che sieno evacuale lo tribune, perchè si sono uditi dei fischi. Sineo dichiara che le sue parole vennero interpretate dal ministro deH’iuterno un po’diversamente dal senso che egli vi attribuiva; iliache però, anche nel nuovo campo a cui la questione fu ridotta, ed ammessa qualunque necessità, sarebbe stato meglio conchiudere una pace definitiva svantaggiosa, che non tale armistizio, poiché esso ci ridurrà a tale situazione da cedere in tutto alla discrezione del nemico che c'imporrà la pace. Pinelli, ministroj dice che la riduzione dell’esercito non avrà luogo che nel caso si faccia la pace. Josti sviluppa la sua proposta, e cerca di dimostrare che anzi tutto devesi far conoscere al re le intenzioni della Camera, perchè i broglioni, che hanno ingannato il magnanimo Carlo Alberto, avranno circondato anche il nuovo re appena venuto dal campo, e chi sa che quadro gli avranno formato della nazione. Dice che questi nostri nemici interni si servono dello spauracchio della repubblica per ¡spaventare il re. Doversi sospendere ogni deliberazione finché si abbia udito dalla bocca stessa del principe la sua opinione, dopo che gli saranno partecipati i sentimenti della Camera. Termina esclamando: noi veneriamo il re anche quando ci punisce, ma il re mandandoci sul palco, ci potrà apprezzare. Broglio prende la parola per rispondere a Pinelli, appoggiando le osservazioni di Lanza. Aggiunge che, nel caso il Parlamento non voglia concedere i fondi necessarii pel mantenimento di queste truppe, il principe avrebbe promesso una cosa che non potrebbe mantenere, cosa contraria alla dignità della corona. Osserva poi come l'argomento di Sineo sta integro in sè, perchè lo scioglimento e la riduzione dell’armata deve incominciare fin d’ora, come si legge nella convenzione. E giustissime sono le riflessioni del deputato Mellana che l’interesse del paese era intimamente congiunto colla dinastia di Savoia, e che il suo onore sarebbe più sicuro, perchè, quand’ anche esulante sulle montagne della Savoia o nelle valli della Sardegna, la dinastia sarebbe molto più cautelata che piegando sotto una convenzione che disonora il paese.