520 e pii tanto da incomodarsi per lui, uomo che nessun merito distingue dagli altri, anzi il più infimo degli uomini. La ironia sarebbe troppo amara a dir vero; ma, venendo da un sovrano, converrebbe ingoiarla. Ma, per quanto il linguaggio del principe sia imprudente, incauto, inutile, non ce ne sorprenderemmo tanto, considerato lo stato di ebbrezza e di esaltazione, in cui è posto chi, sprovvisto di forze per riavere ciò che pretende per suo, si vede attorniato di offerte, e con nobilissima gara dispulare i governi l’onore di essere primo a rinsediarlo nella sua Roma. Il linguaggio, che ci fa spalancare le labbra, e che ci lacera gli orecchi (non l’anima, che non può giungervi), è quello che Pio IX adopererebbe nell’allocuzione come Pontefice; ed è per questo che noi vogliamo ritenere apocrifo il manifesto, e mera invenzione dei nemici del pontificato. Non è più dei suoi diritti che parlerebbe Pio IX, come Pontefice; ma esso tenterebbe, come tale, di persuadere il mondo, i popoli, e gli Italiani in ispecie, che chi ha promosso questa guerra d’indipendenza in Italia, chi la combatte, chi la sostiene ancora, è nemico della religione di Cristo, le reca danni smisurati, è un ateo, un eretico, uno scomunicato, una bestia feroce. Roma, sarebbero sue parole, è ridotta una selva di bestie feroci; — mostri di ogni germe di opinioni, staccati dal profondo degli abissi, per ogni dove infuriano a rovina e devastazione, con danno della religione. — Gl’Italiani non combattono già per la propria indipendenza: la patria è un pretesto per immergere nei flutti effervescenti della incredulità, e commettere qualunque delitto con isfrenata licenza d’empietà, cupidigia e libidine, — per togliere ogni onestà, ogni virtù, ogni giustizia, — per difendere e lodare la nefanda condotta del sicario e del ladro, e simili altre gentilezze. Voi vedete che, non solo lo stile manca di quella dignità e serietà proprie della cattedra pontificia, ma che Pio IX terrebbe uu lai linguaggio da provocare un’iuterrogazione: a chi voglia veramente darla ad intendere? Il santo battesimo, la Dio mercè, lo abbiamo ricevuto anche noi, Dio si è rivelato, e Cristo ci ha redenti per insegnarci la sua dottrina, prima che venisse al mondo Pio IX; che cosa sia peccato mortale, lo sappiamo fortunatamente anche noi, e per lare la confessione dei nostri peccati, non abbiamo bisogno di chi c’ illumini. 11 peccato nostro è di aver fatta e sostenuta una guerra d’indipendenza; e, non che intaccare la religione purissima di Cristo, sia nei dogmi, che nelle pratiche, l’abbiamo fatta questa guerra, ponendola croce sul petto, simbolo di quest'altra redenzione^ che volevamo ottenere; e perchè il sentimento dellJ indipendenza presso un popolo, è innato e primo dopo quello della religione, si strinsero gl’italiani in questa circostanza cosi fortemente al loro Dio da stancamelo colle preci; da offrirgli in olocausto i loro sentimenti; e divennero più Cristiani che mai. E noi Veneziani, in ispecie, possiamo dirlo, che dai pastori che ci reggono non temiamo ci venga disdetto, che Dio e la patria furono il nostro solo pensiero durante la guerra che combattiamo, perchè, se a Dio fummo sempre rivolti perchè ci otteuga la patria celeste, avevamo questa volta a chiedergli anche la