513 Tacere dell’estinto Cesare Rosaroll-Scorza sarebbe a natura, a grnliludi-ne, a religione mancare, in opposizione operando al principio dell’Eterno impresso nei cuori, ordinato nelle pagine di verità. Glorioso è il nome dei Rosaroll nelle Storie, siccome di quelli, cui ¡vera filantropia animava, e quei sani ed intemerati priucipii che spingono ad onorate imprese. Cesare figliuolo al celeberrimo Barone Generale Napoletano Giuseppe Rosaroll-Scorza, clie esulava e moriva al Xante, da poiché maligna forza rimetteva i Borboni sul trono di Napoli e di Sicilia, naseeva nell’anno 1809 a Roma, ove suo Padre trovavasi in guarnigione. — Di media statura; nella persona proporzionato; dalla sua fisionomia esprimente bontà e fierezza riconoscevi tantosto l’eroe guerriero; i neri suoi occhi scinlillavan di fuoco marziale; il naso avea regolare; media ed in attitudine seria la bocca; alquanto oblungo il inculo; la testa di media grandezza cui folti e grigi capelli coprivano: spaziosa la fronte, donde leggevansi elevati pensieri; dal portamento la nobiltà dell’animo suo compariva, e*se un poco curvo ei andava nella persona, 11011 a difetto di natura, ma a patimenti sofferti attribuir si doveva; la bruna sua carnagione ti diceva di sua fortezza, e le folte sue sopracciglia forte espression contenevano. — Dal Padre suo nelle civili e militari discipline educato, per tempissimo diè segni non dubbii di prontezza di spirito, di grandezza di cuore. — Animo generoso, elevalo sentire, intrepidezza, coraggio fino dalla sua verde età lo distinsero, e Grecia e Spagna lo videro a fianco di suo Padre combattere da valoroso fra le schiere de’ prodi per la causa del-l’indipendenza; lo ammirarono, e scrissero nelle pagine degli impavidi il nome di Lui, benché giovinetto non ancora trilustre. — L’anima del grande però non mutasi, e quando la mela de’suoi pensieri, delle sue aspirazioni è uno inconcusso principio di verità, studia, medita, adoprasi, perchè il vero trionfi. -— La tirannide opprime, nella oppressione il propugnatore delle libertà non si sgomenta, chè anzi nella durezza del giogo rinviene gli elementi delle operazioni a prò della causa dell’umanità. Il Popolo Napoletano gemeva nel più duro servaggio, quando Cesare Rosaroll-Scorza, cui unica eredità paterna erano le civili e militari discipline, militava qual sergente nel \ .° Usseri della Guardia. — Le iniquità del Monarca toccavan l’eccesso: le angarie, le vessazioni, ogni genere di malvagità impunemente esercitata sotto la protezione della forza brutale, angustiavano, premevano il cuore dei generosi, che a liberare i fratelli dai mille mali peggiori di morte, nel 1853 congiurarono contro il tiranno. — La morte dell’iniquo è il termine dei loro pensieri, delle loro operazioni. ■— Cesare Rosaroll-Scorza e Laucellotti hanno prima parte nell’azione, chè erano i loro voti la libertà dei proprii fratelli, loro aspirazioni la indipendenza dei Popoli. — Ohimè! La congiura è scoperta, ed ai prodi il palco dell’assassino è riserbato. — Rosaroll cd il suo compagno preferiscono al palco dell’ ignominia il colpo del suicida, ed intrepidi ne lo scambiano con una pistola. — Lancelloti rimane vittima, ed il Rosaroll moribondo viene trasportato allo Spedale, donde dopo sette mesi di assidue cure sano ne sorte. — Dannato a morte, intrepido ascolta la condanna; sale il palco, e già la scure sul capo gli T. VII. 33