62 Popolo e milili ! Se la nostra fortuna cadde perchè posta in mano ai re, si leverà gigante in mano del Popolo. Due lari di salvezza a noi splendono innanzi. La Sicilia da un lato ci promette vittoria, la Sicilia risoluta di perire piuttosto che cedere al Borbone, e da quella terra d’eroi il foco della libertà si spanderà come il Vesuvio su Napoli, e di là accorreranno formidabili falangi a nostra redenzione. L’Ungheria dall’altro vittoriosa, perchè senza principi alla testa, s’avvicina tremenda alla volta di Vienna, e da Vienna proclamerà la sovranità dei Popoli. E forse non è lontano il giorno che noi sull’Isonzo moveremo incontro ai nostri fratelli ungheresi. Popolo e militi ! Noi fummo esempio finora al mondo di coraggio e di perseveranza, nè vi sarà sagrificio alcuno che ci possa parer grave pensando che da Venezia il destino dipende dell’Italia, e forse per ora della libertà in Europa. Guardate di quanto siamo garanti in faccia a Dio ed agli uomini. Popolo e militi ! La diffidenza sparsa ad arte, i timori e le false notizie con inganno diffuse sono opera dell’austriaco e degli austriacanti per seminare la trepidazione e la discordia, ed approfittarne, sapendo non potervi altrimente riuscire. Non badate: un tradimento si può compiere in un’armata regia, ove i principi sono despoti e militi e geuerali sono macchine, ma non dove il Popolo è sovrano c militi e capi trattano tutti la stessa causa. Un mese, due mesi di perseveranza faranno cangiare le sorti della guerra, quelle sorti che, se la mattina toccano il cielo, la sera restano travolte sulla terra, e viceversa. Gravido di eventi è l’orizzonte politico; aspettiamoli. La Russia già nega il suo braccio all’Austria che tradiva le promesse a lei fatte; la Germania intera ha volte le spalle alla casa d’Absburgo: l’Europa giace sopra un vulcano: duriamo; l’avvenire e la vittoria stanno per noi. 16 Aprile. PROFEZIA RIGUARDANTE VENEZIA, trovata nel fine del libro della nuova Apocalisse, scritto dal beato Amadeo, morto in Milano il 40 agosto 4471. Una profezia! La derida pure chiunque il voglia; per me l’avveramento della sua massima parte è prova del non lontano avveramento del resto. Essa è di un buon francescano portoghese, che aveva nome Amadeo, che viveva circa il 4471, che morì in Milano a’10 di agosto, che scriveva un’Apocalisse, della quale fu trovato l’originale presso il compagno di lui. Delle tante copie, che ne furono tratte, una la lessi anch’io, scritta già cinquant’ anni or sono, a me notissima, e su cui sono pronto a rispondere. Ivi, le. nostre cose di questi giorni si leggouo colle seguenti parole, di cui a mio scarico recherò 111 nota il testo autografo (*), e cui per comune intelligenza trascrivo nella nostra lingua. ( ) Imperituri CostanUnopolis dissolvetur et debellabitur et cadct Olhomariorum dnmus. Verum prius erunt praelia multa inter Gallos calamitate compulsos et inter Hybe-