523 sciarono di riprovarla e commuovere con sempre maggiore alacrità le incaule moltitudini, e d’insinuare e persuader loro astutissimamente, a non volere darsi a quella quiete, da noi sì grandemente desiderata, nascondendo questa l’intendimento di addormentare in certo modo i popoli, per poterli più facilmente opprimere nell’avvenire col duro giogo della schiavitù. E da quel tempo molli scritti, dati anche alle stampe e riboccanti di tutte le più acerbe contumelie, ingiurie e minacce, ci furono spediti; scritti, che noi abbiamo coperti di eterno obblio e consegnammo alle fiamme. E questi uomini avversi, per dar fede ai falsi pericoli che andavano dicendo sovrastare al popolo, non ebbero orrore di divulgare e far temere certa mentita congiura, da essi appositamente escogitata, e di andare spargendo con turpissima menzogna essersi tale cospirazione ordita per funestare la città di Roma colla guerra civile, colle stragi e colle morti, affinchè, tolte affatto ed annullate le nuove »istituzioni, un’altra volta tornasse a prevalere l’antica forma di governo. Ma, col pretesto di questa falsissima congiura ad altro non miravano che ad iniquamente commuovere e ad ingenerare il disprezzo, l’invidia, il furore del popolo anche contro lodevolissimi personaggi per virtù e religione ragguardevoli, e talora insigni per ecclesiastica dignità. Ben sapete che, in tale effervescenza di cose, venne proposta la civica milizia e con tanta celerità stabilita, da non essersi potuto provvedere alla sua buona istituzione e disciplina. Tosto che da prima, a provocare viemmaggiormente la prosperità della pubblica amministrazione, reputammo opportuno istituire la Consulta di stalo, uomini avversi pigliarono di qui occasione di apportar novelle piaghe al governo, col far si nello stesso tempo che una tale »istituzione, la quale poteva tornare in vantaggio grandissimo dei popoli, si convertisse a loro danno e rovina. E poiché impunemente era invalsa l’opinione di quelli, che con tale istituzione s’immutasse la natura e l’indole del pontificio governo, e che la nostra autorità si sottomettesse al Consiglio dei consultori, perciò in quello stesso giorno, in cui fu inaugurala la Consulta di stato, non lasciammo di gravemente e severamente ammonire certi uomini turbolenti che accompagnavano i consultori, e far loro chiaro ed aperto il vero fine di questa istituzione. Ma i perturbatori non mai cessavano dallo istigare, e sempre con maggiore forza, la delusa parte del popolo; e, per potere più facilmente accrescere il numero dei loro seguaci, tanto nel pontificio nostro stalo, quanto ancora per le estere nazioni, con impudenza ed audacia affatto singolari andavan disseminando che noi prestavamo il nostro pieno assenso alle loro opinioni ed ai loro divisamenti. Vi ricorderete, o venerabili fratelli, con quali parole, nell’allocuzione tenuta a voi nel concistoro del giorno -4 ottobre 1847, nou abbiamo ommesso di seriamente ammonire ed esortare tutti i popoli a guardarsi con ogni cura dalla frode di simili raggiratori. Frattanto, gli ostinali autori delle frodi e dei tumulti, ad alimentar di continuo e ad eccitare le turbolenze e i timori, nel gennaio dell’ anno scorso, andavano spaventando gli animi degl’incauti cou vano rumore di guerra esterna, e divulgavano fomentarsi la guerra e sostentarsi per interne cospirazioni c per maligna inerzia dei governanti. ¡Noi, a trunquil-