531 « conforta l’acerbissimo dolore del noslro anima, vieppiù addimostra, per l’altra, quanto inai il Signore sempre assista propizio alla sua Chiesa. E intenderà ognuno, come ne abbiamo ferma speranza, i gravissimi mali, dai quali, in tanta miseria di tempi, sono afflitti e popoli e regni essere derivali dal disprezzo della santissima nostra religione; nè poter\¡si recare conforto alcuno o rimedio che per mezzo della dottrina di Cristo e della santa Chiesa, la quale, feconda procrea Ilice di tutte le virtù e nemica dei vizii, educando gli uomini ad ogni verità e giustizia, e tenendoli stretti in vicendevole carila, mirabilmente rimedia e provvede al pubblico bene ed all’ordine della civil società. Dopo avere implorato l'aiuto di tulli i principi, tanto più volontieri lo abbiamo chiesto all’Austria, che è confinante al settentrione col nostro stalo, non solo perchè essa prestò l'egregia sua opera a difendere il dominio temporale dell’apostolica Sede, ma perchè ora siamo indotti a sperare che da quell’impero, secondo gli ardentissimi nostri desiderii e le giustissime nostre istanze, si tolgano certi notissimi principii, sempre riprovali dall’apostolica Sede, e che quindi ivi sia per essere restituita la Chiesa alla sua libertà, con grandissimo bene e vantaggio di quei fedeli. La qual cosa, mentre noi tacciamo nota con grande consolazione dell’ animo noslro, pienamente riteniamo che sia pure per recare a voi non leggiera consolazione. Abbiamo chiesto il medesimo aiuto alla Francia, nazione che noi amiamo con singolare affetto e benevolenza del paterno animo nostro, essendosi studialo il suo clero e popolo fedele di recare conforto ed alleviamento alle nostre calamità ed angustie, con ogni maniera di iilial devozione ed ossequio. Abbiamo pure invocato l’aiuto della Spagna, la quale, grandemente angustiala e sollecita dei nostri affanni, primiera eccitò le altre cattoliche nazioni, affinchè, stabilita fra loro una liliale alleanza, procacciassero di ricondurre il comun padre dei fedeli e il supremo pastore delia Chièsa alla propria sede. Finalmente cercammo pure questo aiuto d ii regno delle Dué Sicilie, in cui troviamo ospitalità presso quel re, il quale, attendendo con tulle le forze a promuovere la vera e stabile felicità de’suoi popoli, risplende di tanta pietà , e religione, da poter essere di esempio a'suoi popoli medesimi. E quantunque non possiamo con parole esprimere con quanta premura ed impegno lo stesso principe si compiaccia di attestare e confermare, con egregii fatti e con ogni maniera di ufficii, l’esimia sua filiale devozione verso di noi, tuttavia la memoria degl’incliti suoi ineriti resterà sempre viva nel nostro cuore. Nè possiamo passar sotto silenzio le attestazioni di pietà, di amore e di ossequio, che il clero e il popolo di quel regno non si ristette dal tributarci, dal momento in cui vi giungemmo. Laonde nutriamo speranza che, coll’aiuto di Dio, tutte quelle cattoliche nazioni, avendo presente la causa della Chiesa e del di lei sommo Pontefice, padre comune di tutti i fedeli, quanto prima si affrettino di accorrere a rivendicare il civile principato dell’apostolica sede a restituire la pace e la tranquillità ai nostri sudditi, * confidiamo dovere av-