446 il nuovo grado, non saprei svincolarmi dal timore (arrossisco solo al pensarlo!) che altri sospetti in esso una condizione da me desiderata alla prosecuzione de’ miei servizi, o per lo meno un incentivo valevole ad ottenerla. Signor Generale! Il solo fantasma di una tale bassezza mi spaventa; io troverei motivo di quotidiana vergogna in faccia a’miei dipendenti; iOj soprattutto, che, non ha guari, dichiarava loro ripetutamente, come in questi gravi momenti convenga amministrare sobriamente di tali promozioni, prendendo principalmente norma da meriti distinti in faccia ni nemico. Ella, signor Generale, eh’ è venerando maestro in fatto di onor militare, saprà valutare perfettamente quanto le ho esposto. Egli è in base di ciò, che io Le indirizzo calda preghiera, affinché Le piaccia far ritirare il decreto che mi riguarda. Senza di questo, la Commissione militare, che volle onorarmi, e a cui sono riconoscente, invece di procurarmi la gioia di una ricompensa, mi farebbe subire la pena di un solenne castigo. Servire la Patria col mio grado, e non più, è la sola ricompensa che ambisco; il solo onore che domando. Venezia, 18 giugno 4849. L. GRAZIAMI, contrammiraglio. A S. E. il sig. Generale Comandate in capo delle truppe venete GUGLIELMO PEPE. Il comandante in capo delle truppe Fcnete presidente della Commissione militare AL V I C E - A M IVI I R A G L I 0 GRAZIANE Mio caro Vice-ammiraglio ! La lettera di ieri, in cui chiedete caldamente che venga annullata la vostra promozione, mostra sempre più che l’avete meritata. Il dichiarare, che faceste ultimamente ai vostri subordinati, che in questi giorni di alte prove di patriottismo non bisogna pensare a sè, non agli avanzamenti, mostra abbastanza che ovete un’anima italiana. Ma la Commissione ha giudicalo che, nominandovi vice-ammiraglio, sarebbesi aumentata la vostra autorità, ed avrebbe insieme ricompensalo un anno di energia impareggiabile e di cure indefesse,, ridondanti al bene del servizio. L’aggiungere nella vostra lettera, che il vedervi ricompensalo in questi momenti, la ricompensa peserebbe quale solenne punizione sul vostro cuore, addita sempre più che la modestia ed il disinteresse sono virtù profondamente radicate in esso. Mi gode l’animo al vedere che la Commissione, la quale si propone di non prodigare avanzamenti, fu giusta e non prodiga verso di voi, e che io ho avuto ben ragione di attestarvi sempre gli alti sentimenti di stima, coi quali mi ripeto tutto Vostro. GUGLIELMO PEPE.