37 G berta, il dolce saluto di pace, di amore. Vincemmo, trionfammo: ma del sangue nostro, di molle vite dei nostri fratelli pagammo il prezzo di quella vittoria, il frutto di quel trionfo; maggior gloria per noi. Intanto ci sia dolcissimo conforto il pensare che di quel sangue noi tutti siamo innocenti; che il prezzo di quelle vite piomberà tutto sopra la iniqua ingiustizia dell’Austria. No, grande Iddio,, nè una stilla di quel sangue fu da noi adoperata con esecrabile astuzia a segnare alcun patto obbrobrioso: no, quelle vite non furono leggero peso per noi, collocate freddamente sulle fallaci bilancio dell’ambizione e dell’interesse; quel sangue ci è sacro, carissime ci sono quelle vite; e noi popolo le deploriamo in questo lempio con tranquilla coscienza davanti a voi, giustissimo Iddio, che sapete misurare e punire le ingiustizie e le usurpazioni dei Grandi. Ma come degnamente onorare in questo giorno con parole la memoria di que’valorosi ? A tutta prova di onore e di eterna ricordanza solo scriviamo sulla loro tomba: morirono per la pairia. In questa idea si compendia tutto il grande, tutto il divino di cui è capace la nostra immaginazione; in questa sola idea noi troviamo espressa tutta la no-hillà dell’affetto, la grandezza dell’animo, la fortezza del cuore, la poesia del sentimento, l’eroismo del valore; in questa sola idea noi troviamo religione purissima, che dopo Iddio la patria è il nostro primo dovere, la patria un divino sentimento, una partecipazione stessa di Dio. /V larvi penetrare, se noi credessi inutile, di una cosi solenne verità, e ricordar quanta gloria davanti a Iddio ed agli uomini si compri chi sacrifica la propria vita per la salvezza della patria, potrei richiamarvi alla storia di tulle le nazioni, di tutti i popoli; potrei, e solo anche questo basterebbe, richiamarvi collo sguardo alle pareli di questo tempio medesimo, ai tanti monumenti che qua dentro ricordano le glorie dei nostri maggiori, il patrio valore di tanti eroi: ma poiché è mia ventura di parlare in questi giorni, nei quali i lumi della ragione e le ispirazioni del cuore vogliono le cose ridotte una volta al loro divino principio d’eguaglianza, rifiuto quasi sdegnosamente di encomiare il merito dei nostri giovani eroi cogli argomenti dei secoli e delle memorie passate; che non sempre dove è conquista havvi la grandezza dell’animo, nè dove la vittoria ivi il vero valore, nè la morte sul campo della battaglia onora tulle le volle la me.noria degli uomini. Non vorrei che le mie parole di lode potessero solo rivolgersi a pretesto di encomio alle invasioni del barbaro austriaco, nè confondere solo per ombra il valore dei nostri soldati colle imprese sanguinolente dei nordici ladroni. Conduciamo la cosa nel suo vero termine: parli la nostra religio|,e e conchiuda la sana ragione che Iddio ci ha dato ad interprete e guida; di qua troveremo il grande, di qua il giusto. Perchè vi sia vero merito e perchè sia vera la gloria, santa deve essere primamente la causa dell'impresa, integro il fine di chi la combatte; se non è santa la causa, la religione non può, non deve applaudirvi; se non integro il fine, basta la sola ragione a distruggerne il merito. Per qual causa entrarono in campo, versarono il sangue, spensero le loro vile i nostri eroi? Al vedere la ilarità di que’giovanili sembianti, la impazienza dei loro cuori, l’entusiasmo, l’eroico coraggio con cu'