228 primo reggimento eli linea, caricando contemporanea mente alla baionetta, 10 costrinsero a ritirarsi precipitosamente, lasciando in mano dei nostri circa 300 prigionieri fra’ quali sei ulliziali con un comandante di battaglione, e gran numero di morti. Mentre in tal modo si combatteva a S. Pancrazio, altri attacchi erano diretti ai giardini del Vaticano, e lungo tutta la linea da Porla Cavalleg-gieri sino a S. Marta, dove il nemico si sforzava con tutti i mezzi di smontare le nostre artiglierie, e dove diede due furiosi assalti, respinti valorosamente dalla brigata Masi e dalla civica mobilizzata, soccorsi in tempo dai bravi ed ardenti carabinieri. In tutti questi punti, i nostri sostennero con mirabile fermezza e sangue freddo l’urto dei nemici, e, combattendo col valore di vecchi soldati, gli obbligarono ad una ritirala precipitosa. Merita in tale incontro speciale commemorazione l’artiglieria nazionale, sotto gli ordini del tenente colonnello Calandrelli, che vi perde due distinti ulliziali, olire i feriti; non che l’artiglieria civica, che gareggiò con la prima in zelo ed ardore. Respinti così da tutta la linea, i Francesi si ritrassero da prima a Bravetta, a tre miglia dalla città, donde dopo breve sosta continuarono la loro ritirata verso Castel di Guido, da cui non par dubbio che debbano guadagnar presto Civitavecchia. Queslo fatto d’armi, che consolida meravigliosamente la fondazione della nostra repubblica, durò circa 7 ore, come quello che, cominciato alle 10 antimeridiane, finiva alle 5 pomeridiane; non comprendendo come parte della mischia le piccole scaramucce che si protrassero sino a sera Ira i nostri ardenti soldati e le bande nemiche, incalzate senza posa. —■ Dietro i dati raccolti e le deposizioni degli stessi prigionieri, pare che 11 nemico abbia perduto oltre millecinquecento uomini, tra morti, feriti e prigionieri. — Da parte nostra non abbiamo a deplorare che cinquanta morti e dugento feriti, fra i quali molti uifiziali subalterni e superiori. Noi non abbiamo che un sentimento di ammirazione ed una parola d’elogio uguali per tutti, ulliziali, soldati e popolo, che presero parte al combattimento del giorno 50. Tutti pugnarono da eroi: tutti mostrarono che, quando viva ed ardente è la carità ili patria, dolce riesce il sacrifizio della vita. A tale proposito non possiamo fare altro omaggio al valore dei nostri bravi, che ripetendo un brano di lellera, scritta dal generale Garibaldi al ministro della guerra: « Tulli i corpi, che hanno combattuto in questo giorno, si sono « resi immensamente benemeriti della patria. Un distaccamento di linea, « la prima legione romana, il battaglione universitario, la legione Ar-« cioni, il battaglione de’reduci, e la prima legione italiana hanno riva-« lizzato in valore. I capi ufficiali ed i militi di quei corpi hanno meritato « la gratitudine dell’Italia, ed il titolo di valorosi. Molte armi, tamburi « ed altri oggetti di guerra sono rimasti in nostro potere. » Nè deve dimenticarsi la virtù degli ulliziali sanitarii delle nostre ambulanze, solleciti raccogliendo pei campi i feriti, ai quali sonosi prodigate come si prodigano negli ospedali, per opera delle signore, assistenze veramente fraterne: e nel dolore delle perdile ci è grato il dire che fra gli slessi Francesi molti, prima di soccombere, han dichiaralo