319 Il presidente del Consiglio : Non lorno sopra una discussione, che fu tei minata da un volo di quest’Assemblea. Non ci torno perchè sarei in condizione troppo difficile. Incontro <[ui ciò che rispetto più al mondo, il voto della maggioranza di questa Assemblea, che ha dichiaralo implicitamente, esplicitamente anzi, che bisognava far rientrare la nostra politica nelle condizioni eh’ erano state assegnate alla spedizione in Italia; d’onde viene quest’induzione, che tal politica ne fossa uscita, senza spiegare con quali atti e in quale misura. 10 ho veduto in tal decisione dell’Assemblea un avvertimento, un richiamo. Riporre in questione ciò che die’origine a quest’atto dell’Assemblea, sarebbe in certo modo insorgere contro tal decisione. Io noi voglio. (Benissimo! benissimo !) Quanto a me; e mi si permetta questo sentimento della mia coscienza e del mio orgoglio: io so appieno ciò ch’io ho voluto e ciò che l’Assemblea ha voluto, ciò ch’io voglio ancora e ciò che vuol l’Assemblea. (Benissimo!' benissimo!) Nè questo è già di riconoscere quel governo, che ci ha accolli, mentre noi ci presentavamo da amici, a colpi di cannone. Parecchi rappresentanti a sinistra: Eh! via. Una voce dalla stessa parte: Còme noi dovremmo accogliere gli strai nicri, se venissero in casa nostra. 11 presidente del Consiglio: Del rimanente, la questione è posta; ella sarà risoluta cou un voto. Non si può cansare tale questione, e chiederò io stesso espressamente, ch’ella sia posta. Poiché, infine, se dovessimo riconoscere quel governo, se dovessimo stabilire con lui una solidarietà, se dovessimo associarci alla sua vita^ alla sua fortuna, all’avvenir suo, ben vale la spesa che l’Assemblea il dica con un voto solenne. (Sì3 certo.) Non vi sarà, almeno, più equivoco per nessuno. (Approvazione su quasi tutti i banchi.) È egli a dire, perchè io credo che il sentimento pubblico, non solamente in quest’Assemblea, ma nel paese intero, si rivolterebbe a un tal voto, è egli a dire per questo che convenga, in forza di quello scontro e delle conseguenze funeste ch’egli ebbe, lasciarsi distorre dalle nostre vie, dimenticare il carattere che abbiamo inteso di dare al nostro inter-\ento, sostituire l’ostilità ad ogni costo, e rendere popolazioni intere, un popolo intero, mallevadore delle resistenze più o meno cieche della tale o tal parte di quella popolazione? A sinistra: Eh! via. A destra: Benissimo! benissimo! Il presidente del Consiglio: No, la Dio mercè, la Francia perchè i suoi valorosi soldati andarono a petto scoperto a ricever la morte da uomini protetti da bastioni .... (Mormorii a sinistra.) Parecchie voci : Essi erano in casa loro ! Il presidente del Consiglio: La Dio mercè, non è questa una ragione per distorci e farci deviare dal principio della nostra politica, per togliere alla nostra spedizione il carattere ch’ella dee avere, ch’ella dee conservare, e che noi le conserviamo. Una voce: A malgrado dell’Assemblea ! Il presidente del Consiglio : Ora, dobbiamo lasciare da banda tutte