305 31 Maggio. GUERRA MARITTIMA. La guerra di semplice difesa che stiamo combattendo, mette assolutamente la nostra esistenza in balia dei destini che stanno agitandosi nella restante Europa. — Per ogni poco che si potesse dare alla nostra guerra un impulso di azione offensiva sull’inimico, indurrebbe Venezia nell’agitazione generale con una vita sua propria, ed assicurando vieppiù a sè stessa la vittoria, sarebbe ¡strumento più energico della indipendenza di tutta Italia. Codesto impulso di azione alla guerra non si può dar che sul mare. Quando siasi fatto il confronto fra la nostra condizione e quella dell’assalitore, con tutta l'energia e la saviezza che proprie esser devono di chi si è assunto l’impegno di resistere all’austriaco ad ogui costo, allora si lasceranno alla nostra marina tutti i mezzi materiali dei quali si può disporre, e questa potrà agire sulla flotta dell’inimico in mare, con l’avvantaggio positivo di tenerci lontani dalle strettezze del blocco, c forse con altri avvantaggi che è pur lecito lo sperare quando si rifletta che lc^ forza sul mare non si misura dal numero delle vele e dei cannoni, dacché le combinazioni sono varie quanto è volubile quell’ elemento, e la perizia del marino favorito da buona sorte può centuplicare i suoi scarsi mezzi. Il misurare l’eccedenza dei mezzi di difesa impiegati nei nostri forti e nelle nostre lagune, non è nostro assunto; ma nessuno potrà negarci che l’austriaco battuto nell'Ungheria, occupato ueila terraférma Lombnr-do-Veneta, nel Piemonte, in Toscana, nelle Romagne, non àncora s‘ accinse alla costruzione della prima zattera con cui poter traversare le nostre lagune. La nostra marina non si allontanerebbe mai tanto da non poler esser richiamala ad ogni bisogno. Si riconosce pienamente che la difesa dei nostri forti addimanda la prestazione degli operaj dell’arsenale, ed il consumo dei nostri legnami, Corressimo che questa prestazione fosse in qualche guisa moderala dalla fortezza naturale dei sili da difendersi, che il consumo del materiale venisse moderato, e soprattutto si risparmiasse quello che può servire alla '■ostruzione dei bastimenti. È a nostra conoscenza che di questi giorni incora si mise in opera per Marghera dell’eccellente legname da costruzione, quando, se non in arsenale, nei magazzini dei privati, se ne potrebbe rinvenire di adatto ai lavori occorrenti in quel forte. Abbiamo due macchine per battelli a vapore, le quali se fossero sollecitamente messe in opera, basterebbero sole a cambiare le nostre sorti. Dal canto nostro chiamiamo traditori della patria tulli quelli che adoperano un artista fabbro o falegname in lavori superflui, e non lo ■'mudano in arsenale; siccome traditori sarebbero tutti coloro che polendo somministrare legname da costruzione od altro legname che preservi cjuesto da un impiego diverso da quello a cui è destinato, non lo denunciassero, e non lo cedessero alla patria. T. VII. 20