420 sciogliamo al Dio della morie c della \ita questa comune, ma seinpr« grande supplicazione: « Signor Gesù Cristo, re della gloria, libera le anime dei nostri martiri deiunti dalle pene dell’ inferno e dal profondo lago: le libera dalla bocca del leone allineile il tartaro non le iughiolta, ne cadano nella oscurità ; ma il santo signifero Michele le guidi e adduca alla luce santa, che un tempo promettesti ad Abramo ed al seme di lui. Noi con la lode, o Signore, li offeriamo le ostie e le preci: accettale a prò’ di quelle anime delle quali oggi facciamo la prima anni-versaria memoria: fa, o Signore, che dalla morte passino alla vita.... a quella \ila che un tempo promettesti ad Abramo ed al seme di lui. • II. Mentre i nostri martiri abbandonano i proprii corpi come i piloti vinti dall’Oceano, e i loro spiriti portati dall’idea di un sublime penderò, dal sentimento di un legittimo amore e dalla coscienza di maglia* nimi latti salgono pei sentieri delle stelle alla soglia dell’Uomo-Dio morto per la giustizia e la carità dei fratelli; delle anime vaganti pel scrMt* dei cipIì si raccolgono sopra raggi di luce per incontrarli. E salve, sciamano, o generosi, noi ci avviamo con voi a quella patria che non trovammo iu terra. A cui: ma voi chi siete? — Anche noi siamo martiri d'Italia! Se voi nelle battaglie confermaste la fede della libertà, e noi le rendemmo testimonianza con dolori e patimenti inauditi!.... Oh! ad sapeste, come a mille a mille esulammo pel mondo provando quanto mi ili sale lo pune altrui !.... Oh ! se sapesle, come a mille a mille pel delitto di amare la patria e odiare i tiranni, languimmo nelle segrete « fummo tratti alla gogna e costretti dal capestro, mentre una turba di sgherri venduta ai despoti insultava ai nostri dolori e tentava infamare la nostra memoria! Alcuni di noi morti in terra straniera, senza una mano cara da stringere nell’ultima ora, e il sollievo di un volto che fissandolo c’ intendesse! Altri aberrati della niente (tanto per essi era duro l'esilio!), precipitarsi dai monti, slanciarsi nei torrenli, correre anelanti verso un* effimera lontananza, creduta nei loro affettuosi delirii la propria patria! Altri traditi da quelli che mangiavano con noi sul medesimo desco, e ci rispondevano palpitando e fremendo nei segreti colloqui di libertà! Altri venduti come roba da piazza e da mercato da mercanti fratelli, e poscia trucidati e sepolli (piai beslie ove più ferve il sole d'Italia!.... Oh to-poli! oh Roma! oh Torino, e Modena e Lubiana, e Spielberg e Cosenza!.... Qui sospirano tulli, e abbassando il capo stanno lutti muti. Poscia ardenti siccome fiamma, a due a due stretti iu amplesso muovono quali colombe dal desio porlate sciogliendo questo canto di Giobbi; « Gl ipocriti, gli orgogliosi e i mercatori della umanità andranno i® turno dispersi; essi non potranno vantarsi delle loro ingiustizie nelle quali consumano e i pensieri e la vita, poiché queste non sono che tal* di aragno, cui ogni solfio disperde. Tutte le loro industrie non varrauno a edificare una casa sulla quale appoggiarsi, giacché essa non potrà sostenere alcun peso, e benché appuntellata cadrà! — Non cosi gli uomini leali, che amauo e credono nella giustizia : essi sono pari a un arbor*