4G9 usurpano, del vangelo eli’essi rinnegano. Sanno lutto ciò; però uè attendono, uè invocauo, uè sperano dall’avvenire. Uccidono, sterminano quest'oggi — ecco tutto — purché far salvi 8è stessi e i proprii sedicenti diritti ; non ¡sprecano la loro giornata, ma ne tesoreggiauo ogni minuto, ne seguano ogni attimo a colpi di lucile, a sentenze di morte. Dessi regnano; noi moriamo! L’avvenire è in ognuno d’essi isolatamente, nel solo individuo; — morto l’uomo, con lui muore la causa. Noi moriamo! — ma nulla muore con noi; la nostra causa è nel popolo, non linisce se non col mondo; l’avvenire non è in noi, individui lottanti, è nell'idea per cui siamo sorli a lottare con la parola e con l’opera, nell’idea che la stessa nostra morie fa più grando e più sacra .... Or bene, per chi sarà l’indomani?............... IL — Le risposte di Francia. Quando i tanti emigrali italiani, inviati od attirali, i quali dopo l'Agosto si gettarono su Parigi come digiuni a banchetto, dipingevano al generale Gavaignac od al ministro Baslide In condizione infelice d’Italia, oude impietosire que’ cuori, già resi forti dal successo del Giugno, il ministro e il generale risponde vane con vote piena di mestizia: fui altri non ci avete voluto; avete dello, quando noi ci offerimmo, che i llaliu bastava a se stessa, che l’Italia pana’ da sé. — E poscia aggiungevano: la Francia mutò condizioni : noi vi aiuteremo tens’ unni; lusr.iale [are alla mediazione; per la guerra è troppo tardi, iroppo tardi. Troppo tardi! Queste memorabili parole e principi e popoli da duo anni si gettano in faccia a vicenda; ora la Francia insegnò, la Francia repubblicana, come si possa scambiarle da popolo a popolo, da fratello a fratello. Oli ! no, non era la Francia repubblicana che mormorava sull’agonia dell’Italia quelle due invereconde parole. Era la Francia di Gavaignac, di Baslide, di Marrast, della maggioranza di Un'Assemblea voltenana, cinista; era la Francia del National, della redazione d’un giornale, severo guerreggiatore del privilegio governativo fino a che divenne un privilegio governativo egli pure. La Francia, per salvare non solo ia repubblica, ch’era l’amore di pochi onesti, ma l’onore e la sicurezza d e 1 ! a nazione (il che era dovere d'ogni cittadino francese) non sapeva rinnegare il bisogno di soccorrere prontamente all’Italia e salvare, coti l’Italia, la democrazia dell’Europa. Domandatelo a lutti i giornali demo-eralici di Francia che comparvero iu questi mesi, ai giornali schiettamente liberali prima del Febbraio; essi sono lì per rispondere, documenti calunniati e negletti. Ma cosi non vollero gli uomini che dalle vinte barricate di Giugno erano sbalzati al potere; non lo vollero i patroni della borghesia conservatrice e pasciuta, gl’influenti dei parliti legittimista, arlemiista, moderantista, fusi da ultimo nel Bonapartismo, crogiuolo dì tutti gli avversi alla democrazìa, nel quale sta per colarsi la vergogna d'una nazione aon tutti gli elementi della reazione, spodestata dacché il popolo si era detto sovrano. In questo vaso di Pandora, cui oggi metà