472 il sangue dei generosi, spenti dall'anni della tirannide, santificava fra noi l’ardente voto di un popolo, quello di vivere indipendente e libero nella propria terra. Quei giorni di felicità svanirono: il tradimento e la frode fecero ogni opera per ricondurre l’Italia a nuova abbiezione e ad umiliante disdoro. Pio IX, che avevamo adorato Angelo rigeneratore d’Italia, abbandonata dipoi la causa del popolo, seguendo Torme de’suoi predecessori nel temporale dominio, sorgeva prima cagione di cotanta sventura. Patria, onore, vita, interessi, avvenire, grandezza, lutto eraci rapito per esso, che, vittima fatale dell’arti della casta sacerdotale, facevasi l’ardente alleato dei nostri persecutori. Cittadini di Francia! generale, e soldati della repubblica! Voi che, immolandovi all’altare della libertà, ne santificaste da tanti anni il principio, schiaccerete noi, che, cospersi di sangue e col seno aperto ancora di non rimarginate ferite, consacrammo i nostri affetti alla libertà, alla indipendenza ? Abbandonati dal principe, il quale la causa di noslra nazionalità aveva condotta a mina; liberi nel nostro diritto, eleggemmo, con universale e numeroso suffragio di popolo, come voi, i nostri rappresentanti all’Assemblea costituente romana: ed essi, interpreti del voto del popolo, proclamarono fra noi il più utile dei reggimenti politici, il governo re-pubblicano. Generale e soldati della repubblica, voi non calpesterete una gente, in che sola oggi si concentra il fuoco sacro della libertà, spenta ovunque dalla prepotente forza delle armi croate e borboniche in questa terra infelice. Soldati di Francia! Noi vi protendiamo fraternamente le braccia, perchè un popolo libero non può arrecare catene ad un popolo che lenta sorgere a libertà, perchè nelle vostre mani non è il ferro parricida della nostra repubblica, ma l’armi che voi imbrandiste sono a tutela del diritto della giustizia, sono a guarentigia del debole e dell’ oppresso. Noi fummo oppressi, o generale; ed il papato, prima sorgente delle sventure d’Italia, non interrotte da secoli, no, viva Dio! non sarà ripristinato da voi, se, memori dell’antica gloria, delle tradizioni, della fede dei padri, vi rammenterete che, se soccorrere gli oppressi è debito più che virtù, l’opprimere i deboli è infamia più che tradimento. Il Municipio di Civitavecchia, prima delle città romane in che sventolerà il vessillo di Francia, rappresentando legittimamente il volo della popolazione, fa a voi protesta di sua fede politica. Fra noi Vordine regna e non l'anarchia: qui ha rispetto la legge. Alle aspirazioni di libertà svegliavasi il nostro popolo, e saprà raggiungerla, se un crudele destino non vorrà che quivi, per opra dei fratelli, soccomba il fuoco di libertà che ci anima, e che ci rende fedeli alla repubblica romana, la quale sosterremo costanti, così nei giorni della gloria, se questi sorgeranno per noi, come nei tempi della sventura, se essa (tolgalo Iddio) pur ne colga. Generale ! Siam i espressione questi voti del sentire delle nostre popolazioni, che voi e la vostra armata benediranno, se a noi sarde fra-