503 con esame maturo delle proprie sorti. E a questo partito appartengono — m’incresee 11011 aver trovato prima occasione di dirlo — molte anime pure e caldissime d’amor di patria che appartennero ai moderati, sia perchè stimano necessario al nostro popolo ¡in certo periodo d’educazione politica che lo destasse dal sonno in che si giaceva, sia perchè, soverchiamente tementi del nemico straniero e dei vecchi nostri dissidii, intravedevano in Carlo Alberto l’unificatore di tutta Italia. I primi sentono ora che il popolo è desto, ma corre rischio d’esser travolto dall’educazione gesuitica di quel parlilo in un sonno peggiore del primo : i secondi hanno con amarezza scoperto, che la voce unione in bocca a’ loro colleglli suonava tult' nitro che avviamento a unità, e che ad ogni modo il loro idolo non era da lauto. Dico che il paese è oggi desto e fuor di tutela ; e che, se ciascuno di noi ha non solamente diritto, ma debito di proporgli scrivendo e parlando l’adozione del principio eh’ ci crede vero, nessuno ha diritto d’imporgli o di sedurlo con mezzi artificiosi di promesse o terrori ad adottare senza esame deliberato una forma di governo, un sistema, una idea preconcetta. Quando tutta Italia era schiava, e la libera parola era vietata, e il pensiero clic Dio ha messo nelle viscere di questa terra e che un giorno la farà grande si giaceva, per mancanza assoluta di comunione j ignoto al suo popolo, gli uomini che soli nel silenzio comune osavano dire all’Italia: sorgi e sii grande! avevano diritto di farsene interpreti, di trarre dallo studio della tradizione nazionale e dalla propria coscienza la' definizione di quel pensiero e scriverlo risolutamente sulla loro bandiera ; dire al popolo: in questo segno tu vincerai—salvo al popolo di consecrarlo o mutarlo, vinto il nemico : oggi no. Il pericolo più grave d’una insurrezione che non poteva iniziarsi se non da pochi, era allora quello di non aver bandiera alcuna e di travolgere un popolo, suscitato a un tratto da un sonno di morte alla più alta intensità di vita possibile, in una anarchia senza nome, impotente a vincere lo straniero. Oggi il popolo è da qualche anno svegliato : ha potuto guardarsi attorno e scendere a interrogare la propria coscienza: vive in più parli d’Italia di una vita ben più potente di quella che s’elabora nell’aule o nelle anticamere dei potenti: ha conquistato nella Lombardia , in Venezia, in Sicilia, in Bologna; in Livorno, in Genova e altrove, tra le barricale o in quelle manifestazioni che i liberali patrizi chiamano sdegnosamente di piazza, e alle quali devono quel tanto di libertà eh’ esiste fra noi , il .battesimo di sovranità ; c saprebbe, cogl’ istinti suoi logici, col senso diritto che distingue le moltitudini e colla scorta delle sue tradizioni, trovarsi facilmente la buona via, purché i suoi dottori e gl’inventori delle Alle e delle Basse Italie volessero lasciarlo in pace. Ei sarebbe forse a quest’ora libero d’ogni peste croata, se i facitori di piani e le strategiche regie non gli avessero fatto tacere la campana a stormo c guasto la sua guerra d’insurrezione. Gli esuli repubblicani — ed è un altro fatto che la calunnia non potrà cancellare — intesero primi e soli questo diritto inviolabile di sovranità nazionale. Dissero che al paese, ridesto una volta ed in moto , spettava l'iniziativa, a noi tutti studiarne, aiutarne e migliorarne le