302 zio, una fraterna tranquillità, una rigorosa economia, ed in ogni alt* virtù una ferma perseveranza. E siccome martirio più fiero, agonìa più atroce e più tormentosa Venezia non potrebbe soffrire, quanto quella di esser nuova preda degli esecrati austriaci sicarii, così noi dobbiamo resistere con indomito co-raggiOj con cieca rabbia, con disperato furore, finché ci rimanga un ultimo tozzo di pane, un’ultima goccia di sangue, e piuttosto che cedere, noi tutti dobbiamo eroicamente morire. GIOVAMI TOPPANI. 30 Maggio. GOVERNO PROVVISORIO DI VENEZIA, BULLETTINO DELLA GUERRA. Ispettorato del 4.6 Circondario di difesa AL COMANDO IN CAPO DELLE TRUPPE. Veneziaj 30 maggio 1849, ore 42 merid. Riusciva nella giornata di jeri alle nostre batterie sulla piazzetta del ponte e sul forte di S. Secondo, di concerto col fuoco dei legui armati di ambedue le divisioni navali, di far desistere il nemico dal lavoro fra i primi archi distrutti del ponte, nei quali si era annidato. Il suo fuoco da quel punto non si mostrò sin ora dì nessuna conseguenza. Lavora nel forte di Marghera, alla testa del poute ed a San Giuliano. In quest’ultimo punto non ha scoperto sin ora alcuna batteria. La demolizione del ponte procede con alacrità ognora crescente, mercè l’opera de’cittadini di ogni condizione, che volonterosi accorrono al lavoro. A discoprire la forza nemica in S. Giuliano, ed a mo4es+«re efficacemente i travagliatori del ponte, venne eseguita nella decorsa notte una brillante spedizione, sotto gli ordini del tenente colonnello Sirtoricomandante il forte di S. Secondo. Cinque piroghe della divisione destra navale, comandata dal tenente di vascello Zurowski, con 50 risoluti volontari! del presidio di quel forte, avanzarono verso la mezza notte sino sotto la spiaggia di S. Giuliano, ove il nemico non diede l’allarme che quando n’erano discosti appeua 20 passi. Benché accolti con una salva generale di almeno 200 fucili, le due piroghe, VEukilia e la Falente, si fecero arditamente innanzi, fingendo uno sbarco, e rispondendo con tiri di mitraglia, nel mentre che si occupavano le altre a cannoneggiare vigorosamente la posizione del Demico, fra gli archi del ponte, all’altezza di S. Giuliano. Per più di un’ora si mantenevano in quella posizione, ad onta del fuoco incrociato dell’ avversario, il quale veniva finalmente costretto a desistere dall' offesa.