52i grazia di una patria terrena; nè credevamo chiedergli cosa inonesta, perchè la coscienza ci avvertiva che questo affetto ce lo aveva egli stesso collocato nel cuore. E così gli altri uomini, che hanno combattuto la guerra dell’ indipendenza io Italia, e che la sostengono, è manilesto al mondo tutto non ad altro fine aver combattuto che per l’indipendenza, c per nulla aver alla religione attentato, anzi la religione raccomandare e coltivare in ¡special modo, perchè la ritennero sempre la miglior sostenitrice, e l’unica forsej della causa nostra. Noi, non solo non udiamo parlare di eresie o d’indifferentismo, di riforme, o di religione naturale, come altra volta, in guerra ben diversa avvenne; ma abbiamo letto invece i decreti del governo di Roma, che ordinano, durante la pugna, l’esposizione dell’augustissimo Sacramento nelle chiese. Se vuoisi (perchè finora gli esili mal corrisposero alle speranze nostre, perchè finora fummo infelici), si dica un sogno, una pazzia la guerra d’indipendenza in Italia; si chiamino i principali capi di essa autori della rovina delle sostanze, struggitori di mille esistenze, esaltali, entusiasti, utopisti; e questo linguaggio sarà il solito, con cui s’insulta alla miseria del vinto, nè ci sorprenderà. Ma la taccia d’irreligione 11011 può esser data a chi sostenne l’attuai guerra d’indipendenza, e il giudizio universale dei contemporanei ci purgherà, in faccia ai posteri, di tanta calunnia. Per questo, noi disconosciamo come autentica l’allocuzione che qui riportiamo. Abbiamo veduto giornali francesi ed italiani analizzare quel manifesto quasi fosse atto autentico del Pontefice e parlarne con quel risentimento connaturale a chi risponde ad accuse immeritate, a detti acerbissimi e ingiusti. E quanto al disdirsi di Pio IX del proprio passato e alle minacce pel futuro (la parte leale del documento,) menarono grande scalpore. Meglio assai torna la nostra supposizione, che concilia ¡1 dovuto rispetto al Pontefice. Traduzione letterale deWallocuzione della Santità di N. Signore Papa Pio IX nel concistoro segreto in Gaeta il 20 aprile 1849. Niuno di voi certamente ignora, o venerabili fratelli, da quali e quante congerie di mali, con gravissimo nostro dolore, il pontificio nostro stato, e quasi Italia tutta, in miserevole modo sia agitata e sconvolta. E fosse volere di Dio, che edotti gli uomini da tali tristissime vicende, intendessero una volta niente essere loro più nocevole che il declinare dal sentiero della verità, della giustizia, dell’onestà e della religione, e il fidarsi degl’iniquissimi consigli dei malvagi, e il lasciarsi avvolgere e ingannare dalle loro insidie, lrodi ed errori. Sa il mondo intero ed attesta quale e quanta sia stata la premura e sollecitudine dell’animo nostro nel procurare il vero e solido bene, la pace e la prosperità del nostro stato pontificio, e quale sia stato il fruito di tanta nostra indulgenza ed amore. Colle quali parole, non è certo nostro intendimento di condannare che gli astutissimi autori di tanti mali, senz.a chiamarne