321 Non bisogna che l’Assemblea tolleri che la questione sia spostata e la discussione rimanga senza soluzione. Altrimenti^ ne risulterebbe per essa mi’ offesa, onde la sua dignità potrebb’esser ferita. ( Benissimo t) Bisogna che (’Assemblea faccia il suo dovere con piena moderazione, senza debolezza, come senza passione. (Si ride.) Una trisla luce ha illuminalo questa discussione; non rimane più che riepilogarla e concludere. L’Assemblea non si aspetta da me eh’ io risponda alle insinuazioni, che il presidente del Consiglio ha tentato di spargere nell’animo dell’As-semblea. Egli cercò di distorre l’attenziou vostra dal vero punto della questione. ( Appunto ! appunto I) Vi .ha detto : Coloro che vogliono la guerra civile son quelli che insorgono contro il suffragio universale. Il presidente del Consiglio non sa certamente che, nel numero di tali uomini, sono pur quelli che resistono apertamente alla volontà dell’Assemblea. (Applausi.) Non crediate d"illuderci dicendo: Pochi giorni ancora, ed il paese assolverà la nostra politica. Ciò che tengo per certo è che l’Assemblea, la quale uscirà dal suffragio universale, manterrà la repubblica e punirà i ministri prevaricatori. (Applausi.) Ciò che teugo per certo è, che l’Assemblea non tollererà che siano stali posti in compromesso gl’ interessi della Francia. I Benissimo!) Non dimenticate che l’Assemblea legislativa non potè credere che la sua sovrauità fosse, a dir cosi, in interregno. La sua sovranità riman tutta intera; eli’è in mano vostra; noti lasciale che altri menomamente l’offenda. (Benissimo!) Noi rispettiamo il suffragio universale, e perchè appunto siamo usciti da esso, vogliamo 'smre rispettati dal potere esecutivo. L’oratore ricapitola qui lutti i fatti che concernono la questione italiana dal -17 aprile; paria del baudo, indirizzato alle truppe francesi, alle quali si diceva : « Voi siete arrotati per combattere gli anarchisti che sono a Roma. » Il sig. Drouijn di Lhuijs, ministro degli affari esterni: Io non conosco questo bando, se non perchè voi l’avete letto a questa bigoncia ; non lo conosceva d’altra parte. (Rumori.) Il sig. G. Favre: Non ci debb’essere equivoco; il governo non cessa di ripetere eh’ ei dice la verità, ed io dico che la nasconde. L’ oratore epiloga i fatti politici del gabinetto nella questione italiana, dopo l’ingresso in Civitavecchia. Dà lettura del bando del ministro della guerra di Roma. Giunto a queste parole : « Parecchi di essi si offersero a combattere nelle nostre schiere contro gli Austriaci, » un •«multo de’più violenti gl’impedisce di continuare. Il sig. Laussat : All’ ordine ! Il sig. G. Favre : Se avessi creduto che questo documento fosse una macchia all’ onore dell’ esercito francese, non ne avrei contaminala la bigoncia. ( Rumore a destra. ) Ecco ciò che è scritto e che prego ' Assemblea di lasciarmi leggere : « Parecchi di essi si offersero a combattere nelle nostre schiere contro gli Austriaci. » Una voee a destra : La è una diserzioue. Il sig. G. Favre : Egli è il bando del miuistro della guerra rom«-T. VII 21