363 !ne\issiiiio tempi), con rara perseveranza e bravura. Coin’ebbi 1’ onore di annunciarlo uelFantcriore umilissimo rapporto, il bombardamento, incominciato al 24, lu proseguito con vigore nella notte susseguente. Quantunque gli effetti del nostro fuoco fossero notevolissimi, essendosi smontato j iù d’un cannone nemico e ridotto in parte al silenzio anche parecchie opere, pure i risultati da parti nastra al 25 furono ancor più rilevanti. A ciò contribuì specialmente la circostanza che, ad onta del più terribile fuoco nemico, durante la notte del 24 al 25, la nostra valorosa gente non temette sacrificio nè fatica alcuna per ristabilire le demolite batterie V 5, 8 e 14, e per cambiare i cannoni smontati con nuovi. « In questo giorno il nostro fuoco esercitò tale un’influenza devastatrice su tulle le batterie del nemico, che la maggior parte di esse non fu più in ¡stato di proseguire il suo fuoco. La nostra brava ed agile artiglieria andava a gara, e de’ 15,000 proiettili^ che furono scagliati e tirati in questo giorno, pochi soltanto fallirono la loro meta. Ne venne di conseguenza che il più degli edilizii nel forte, e perfin 6 caserme lìbere da bombe, furono quasi totalmente distrutti, e molle opere demolite. Specialmente il forte Rizzardi e la batteria sporgente sull’argine della Strada ferrala, nonché il cavaliere nella caserma destra di difesa, venner ridotti a un mucchio di rovine, e il nemico non potè più servirsene in modo alcuno. Durante questo giorno, ci venne fatto di far saltare in aria due magazzini di polvere, fra’ quali uno del genere più grandioso. Siccome, mediante la demolizione del forte Rizzardi, veniva favorito il nostro avanzamento dalla prima parallela, così io ordinai per la notte del 25 al 26 la continuazione de’lavori di trincea sull’ala destra; ma risolvetti^ in mezzo a sì favorevoli circostanze, di aprir tosto le trincee dalla prima parallela lino alla sommità della terza. Durante questo lavoro, io feci progredire il fuoco per tutta la notte da tutti i mortai, onde impedire al nemico di molestare i miei lavori, nonché di rimettere le sue batterie. Sul far del giorno, io apersi nuovamente il fuoco da tutte le batterie, ma lo feci scagliare specialmente su questi punti, da cui il nemico cercava di proseguire il suo fuoco. Del resto, egli cangiò tattica in quel giorno; approfittò principalmente di quelle linee ed opere, che per la loro posizione eran poco esposte al noslro fuoco, servendosi però sugli 'litri punti dell’artiglieria di campagna, con cui egli dopo pochi tiri mutò di luogo; e mediante queste batterìe ambulanti si sottrasse, per quanto fu possibile, al fuoco devastatore de’nostri cannoni. « Verso la sera del 26, si fece poco a poco più debole il fuoco nemico ; e siccome io credeva il nemico sufficientemente scosso dal costante bombardamento, diedi le disposizioni per un assalto generale, e tosi voleva adempiere il desiderio ardente, da sì lungo tempo nutrito da’ miei bravi soldati. Però una pattuglia, avanzatasi di soppiatto la notte del 26 al 27 fino alla porta, scorse con istupore che il nemico aveva in quella notte abbandonato Marghera (1). A tale notizia tutte le guardie (i) 11 bullonino austriaco qui falsa la verità. Quando, pressoché distrutti i forti dall’ immenso sforzo delle artiglierie nemiche, i nostri s’accorsero ch’era, non pur vana, '»a dannosa ogni ulteriore resistenza, pensarono d’abbandonarli ; e la ritirata fu cosi s»pienteniente diretta e con sì bell’ordine eseguita, che il nemico, ingannato dallo stra-'ageinma ingegnoso, non se ne accorse se non a di fatto, né entrò i forti deserti prima delle cinque anlimeridiane.