236 truppe il comandano, è indispensabile elle si spediscano rinforzi; ma che que’ rinforzi abbiano l’incarico di continuare quel che fu lalto, che l’artiglieria francese sia volta contro il Vaticano e contro s. Pietro , ciò il diritto delle genti, l’onore della Francia, l’umanità ci proibiscono. Abbiamo sciaguratamente troppo fatto; o, piuttosto, troppo lascialo fare! Importa dunque che la Commissione da voi nominata, se il mio pai-siero è da voi aggradilo, pigli una ctmoscenza esatta delle istruzioni, che vennero date. Imporla che, pei richiami di tal Commissione, l’agente, che ha in sì malaugurato modo condotto tale spedizione, sia immediatamente richiamato, e che sia spedita una persona, — un rappresentante o più rappresentanti non sarebbero fuor di luogo in tale missione, — per por-lare all’Italia altra cosa che bandi e proteste di fratellanza, seguite da fucilate e da morti. Importa che il pensiero della Francia sia chiaramente separalo da quello degli uomini, che hanno sì disastrosamente condotto tale spedizione. li nel caso che l’agenle, il quale fu scelto dal ministero, avesse appieno oltrepassate le sue istruzioni ; nel caso che non avesse nulla compreso, che si fosse temerariamente arrischiato, che avesse così impegnato le sue truppe in una lotta, che gli era formalmente vietata, il ridico, uopo è che TAsseuiblea intervenga per imporre la sua autorità e la volontà sua. ( Rimostranze numerose. — Si, si! ) E poiché tal volontà fu tanto sciaguratamente eseguita dal ministero, 1’Assemblea non dee p|ji avere fiducia se non in sé stessa per tutelare l’onor del nome francese, e la sicurezza del nostro paese. ( Benissimo! benissimo! a sinistra. ) Una voce : Bisogna mandare il sig. Giulio Favre. il sig. Giulio Favre : Noi dimenticate; il momento, in cui ci troviamo, è supremo. Quest’Assemblea sta per finire. Qui stesso, alla voce di colui che aveva sì gloriosamente tenuto il vessillo degli affari esterni nel governo provvisorio, l’Assemblea tutta quanta si alzò per dire al popolo: io sono il vostro sostegno e l’egida vostra, ed il mio nome sia cancellato dal novero delle nazioni indipendenti, se mai sfodero la spada in favor della tirannia. E durante l’anno, che tenne dietro a tale dichiarazione, la sorte dell’Italia fu due volte in man vostra. Il dico con dolore profondo, due volte quella mano si schiuse per lasciare sfuggire l’occasione liberatrice. La libertà italiana, oppressa nei campi di Novara, pareva minacciata degli ultimi rigori sulle rive del Tevere. Voi vi siete commossi; avete sentito che quell’antica solidarietà, che vi univa al popolo romano, non vi permetteva di rimanere in riposo: ed allora, profondendo i vostri uomini ed i vostri tesori, avete aperto i vostri porti per lasciar partire navigli, che dovevano andar a proteggere la libertà. Ecco ciò che avete voluto; ed ora egli accadde che que’ navigli fecero smontar sulla spiaggia soldati, che lecer l’opera dell’Austria, che fecero sgorgare il sangue italiano. Che cosa volete che dica l'Italia, tradita prima per abbandono, tradita ora per perfidia militare, e per violazione di quanto ha di più sacro del diritto umano e divino? Che volete voi ch’ella dica? Ella non ha più se non a gettarsi un’ultima volta, per