519 diritta, il rovescia a terra. Questi, ai pezzi ai pezzi, imperiosamente grida agli artiglieri accorsi ad assisterlo. Il (lenerale in capo recasi da lui, e, trovandolo boccheggiante, gli stringe la mano, proferendo parole di conforto. Ma l’alto guerriero, richiamando a se quanto può di forze : Non io spirante, gli dice, ma l’Italia nostra esser debbe l’oggetto delle vostre cure; e, pochi momenti dopo, I anima grande percorre le regioni dell'immortaliti!. Militi d’ogni grado, se fin ora il nome di tutti i prodi e le loro geste non sono stale rese per via della stampa di pubblica ragione, ciò è ovve-tìuto dal trovarsi in tanto numero, che debbansi, per non tradire l’imparzialità, prendere le informazioni più accurate, dopo le quali le geste, che onorano la loro carriera e l’Italia tutta, addiverranno palesi. Vedrà il mondo che, sebbene abbandonate dagli uomini, e messe dalla Provvidenza a durissime prove, le milizie della Laguna si sono rese degne di quella gloria, che coronava la Venezia per quattordici secoli, e dell’Italia nostra, or signora, ora oppressa, ma senza pari sempre. Il tenente generale comandatile in capo GUGLIELMO PEPE. che la Santità di N. S. Papa Pio IX avrebbe tenuta nel concistoro segreto in Gaeta il 20 aprile 4849. Tanta è la pubblicità, data a quel documento, che noi pure vogliamo riferirlo; non senza però accompagnarlo colle seguenti riflessioni, che ci determinano a ritenerlo privo allatto di autenticità. Un sovrano, che, allontanato da’suoi stali, ottenga per ricuperarli il concorso diretto o indiretto di tulli i governi di Europa, e aiuti così efficaci, da essere ad ogni costo ristabilito, ci pare non abbia bisogno di giustificarsi. Avesse il popolo, su cui vuol comandare nuovamente, il più sacro dei diritti per sè, per questa forza generale, impiegata a soggiogarlo ancora, darebbe vinta per modo la lite a quel potente, da far dubitare persino che diritto alcuno esistesse a favore del suo popolo. Ad un sovrano poi, che^ Pontefice insieme rifugge dall’idea sola della guerra e del sangue, il silenzio avremmo creduto un dovere. Il suo ristabilimento sul trono avrebbe do\uto essere un volere di Dio, una politica necessità, un sentimento di lutti i governi, un fatto, cui, incapace d’impedire, avrebbe dovuto subire per forza. Assistito da tulli i governi, Pio IX invece farebbe apparire, colla sua allocuzione, di non credere, da quei governi in fuori, nessun altro persuaso de’suoi diritti e della giustizia della sua causa; e si affannerebbe a persuadere i suoi venerabili fratelli, come i popoli e i sudditi suoi, che la ragione è sua, e che ritornarli a devozione è un dovere non solo, ma un sentimento comune de’ suoi sudditi, tranne che di podi? faziosi, pei quali intanto pensano le armate di quattro governi generosi