•132 1. chi noi sarebbe, se non fosse per legge divina, per tintura!« dì-ritto, all' aspetto solo de’inali che ci procacciano i re? tremendi se ci bombardano ; ma più tremendi se accarezzano le nostre speranze, perche la ferocia palese ha i suoi pericoli, mentre l’insidiosa politica o non ne incontra o li domina. Se un individualismo egoista non ¡struggesse, ahi troppo sovente! nell’uomo i più santi doveri, i più sublimi sentimenti, citi mai alla repubblica maledirebbe? e vi sarebbero lotte dai popoli perdute ? Eppure, strano accecamento! ottimi cittadini \i opporranno non essere gl'italiani maturi alla repubblica. Forse perchè la schiavitù non ci oppresse abbastanza ? Forse perchè non ne possono uscire con un repubblicano reggimento bello e ordinalo? Ma per Dio ! sciogliete dalle strettoie le intelligenze, lasciate clic il popolo faccia, e farà il bene. — .Non è il' altronde In esperienza la grande maestra della vita ? Il popolo Torreggerà mano a mano gli errori d’istituzione, non dubitate, nè potendo ad altri imputarli che a sè stesso, ne riputerà sminuita l’importanza. — Come! INon siamo maturi? e perchè non vivessimo in Atene, ri direni tigli della Reozia ? Fermi pertanto nella noslra fede politica, ricusammo di discuterne i principj, per pensare alla difesa dai barbari, per cacciarli, per assodare la nazionalità d’Italia una e sola. A provare l’opportunità del proponimento giunse l’undici agosto. Già il sabaudo vessillo, insalutato, sventolava sui nostri stendardi, già in mezzo al lutto de’ cittadini un re italiano occupava pel re tedesco la città della quale aveva due giorni prima convenuto il mercato; regolatore e ministro del tradimento, riconduceva col guinzaglio all’ antico tiranno l'antica schiava. Alla repentina notizia si desiò il popolo dal procuratogli letargo. In tutta In pienezza della sua dignità, del coraggio e del patriottismo, surse sovrano. I parlili sparirono, e tutti i soeii del Circolo, da qualunque parte d’Italia convenuti, lutti i socii del Circolo in quella memoranda »era .... fecero il loro dovere. Risalito al potere l’illustre Cittadino che meritava l’universale fiducia, ed a cui solo il popolo lo voleva ad ogni costo affidato, convocata I' Assemblea che le dittatorie facoltà gli aggiungeva, con due uomini divise, sui quali il volo della maggioranza s’univa, proclamò egli quella politica d'aspettazione che la condotta ne guida. Quantunque però lale condolta sembrasse dapprima indecisione prc-giudicievole a non pochi fra noi, quantunque per essa siasi indotlo U Governo ad alti dittatori certo incresciosi, cui dalle forme di contrarie proposizioni ha credulo giustificali ; pure trionfava quella politica d'ogni eccezione, e la preferenza di tutti i partiti meritava, quasi splendida prova, che Venezia, forte delle più libere istituzioni, all’italiana unità primamente mira, e con quella intenzione combatte, smessa qualsiasi municipale considerazione, e perfino l’indole stessa repubblicana, da "Il secoli, solto varie forme incarnata nei cittadini, e di cui cinquanl’anoi di schiavili! non tecero che invigorire la forza. Chi può ignorare d’altronde i principj da noi professati, qualunque