70 presentanti della nazione. Non è certo bisogno che noi ripetiamo qui la protesta, che unanimi ci alzammo a fare sui nostri banchi, contro il vergognoso armistizio di Novara; 11011 è bisogno che ricordiamo quali siano state in quella sera memoranda le nostre proposte unanimi sul proseguimento della guerra dell’indipendenza. Bensì rammenteremo al ministero che, ove sciogliesse il Parlamentoj fallirebbe di quattro promesse da lui fatte solennemente alla Camera dei deputati, alla quale assicurò che nel termine più breve le avrebbe fatto conoscere i risultati dell’inchiesta sui fatti delia guerra e sulla condizione dell’esercito; recato l’atto d’abdicazione del re Carlo Alberto; reso conto delle pratiche avviale per ottenere qualche alleviamento a quei patti, che, secondo il ministero stesso, fanno dell’armistizio un obbrobrio incomportabile; presentato di nuovo l’armistizio medesimo alla Camera^ per ottenere la ratifica di quegli articoli, che non potrebbero essere eseguili se non in forza di un voto del Parlamento. Gli ricorderemo ancora che lo Statuto sarebbe violato, ove non si raccogliesse al più presto il Parlamento per averne facoltà di riscuotere i tributi. Per ultimo, agli uomini che ora tengono il ministero, noi francamente diremo : Invano voi vi argomentate che la nazione possa mettere in voi fiducia. La nazione sa da che parte voi state; la nazione vede sedere fra voi uomini, che la disdissero nei suoi voti più manifesti; che si opposero all’unione coi popoli lombardo-veneti; che, vantaggiandosi dei primi nostri disastri, operarono che il Parlamento concedesse al governo colla legge del 29 luglio quei poteri straordinarìi, di che ben sapevauo che essi soli avrebbero profittato; che, apertamente respinti dal popolare suffragio, ricevettero da una pubblica sventura i litoli di riporsi nuovamente alla testa dello stato. Dalla politica di quesli uomini piglia la nazione indirizzo per giudicare che possa attenderne, dacché già le son noti o per crudezza di dispotici istinti, o per singolare versatilità di opinioni, o per l’intrepida confidenza in cui sono di sé medesimi. Mettetevi una mano sul cuore, o ministri; pensate come da voi possa avere prosperi auspicii il nuovo regno, che sorge fra cotanta tempesta di casi : pensate, se, disciolto il Parlamento, potrà il paese stare a fidanza di voi e delle vostre promesse, o se la vostra presenza al potere non siagli presagio e minaccia d’altri guai, di altre turbazioni. Del rimanente, noi riposiamo nella sicura testimonianza della coscienza, nel giudizio del paese e dell’avvenire. Se accadrà che ci sia fatta legge di rientrare nella vita privata, vi porteremo non lo scoramento delle durate sventure, ma lo sdegno contro quelli che le hanno procacciate, e un desiderio operoso di concorrere, con quanto è in noi di forza, a ripararle. Se ci accadrà di rimanere o di ritornare nella vita politica, ci serberemo costantemente fedeli alla nostra bandiera, sulla quale in caratteri incancellabili sla scritto: libertà ed indipendenza 'd’Italia. Torino, 30 marzo 4849. Baino Luigi. Bianchi Alessandro. Berutti Ignazio. Bianchi-Giovini Aurelio.