i 18 pure, che perversità e turpitudini, e non m’incontro che iu madri infelici a cui è negato raccogliere e comporre l’ossa dei figli, in vedovale consorti, in costernati fratelli ed amici, e in mestissime vergini non aventi uii’epigrafe o un sasso da benedire e da piangere." tale un impelo di dolore si desta nel profondo della mia anima, ed una cupa tristezza >i fortemente mi assale da abbandonarmi anch’io alla disperata ira di Giobbe. K pero vado gridando con lui: ■ si ponga pure da una parte della bilancia i miei peccali, e dall’altra le miserie che mi opprimono, cbi certo la massa di queste sarà più pesante delle sabbie del mare. Per questo le mie parole sono piene di amarezza, il mio spirito beve il ve-leno, e i tuoi flagelli mi assediano, o terribile Iddio ! — Credete voi che i mici lamenti uscirebbero iu tal guisa se la violenza dei dolori non mi strappassero di bocca e le querele e gl’insulti? lo veggo che l’onagro tiuu rugghia quando ha dell’erba, nè il bue inugge quando sta davauli ;ii presepe empiuto di fieno. Chi dunque mi vieterà se costretto a bere tanle amarezze io non apro che al dolore le labbra? La mia fermezza sar.i ella di sasso, e la mia carne di bronzo?... Oh! lasciale, lasciate ch'io grida, che debba fare di me se mi fu data la luce e sono infelice, se mi fu data la vita ed ho l’anima oppressa.... Ohimè! io sono uii uomo senza intelletto, ohe più non conosce sua strada, che non vede più nulla avendomi Iddio circondato di tenebre! * E poteva io pronunziare queste parole in faccia alla Croce che adoro? Oh! Religione, la niente e il cuore, le gioie e i dolori, l’inno* ccti/.a e la colpa, la natura e la società, tutto sarebbe arcano se tu non c indicassi uno scopo ove tende operosamente coinè per proprio peso tutto quello che è, vive, e si muovei INoi sappiamo per te che la vita ilei! nonio è una lotta incessante, nascendo egli al travaglio siccome *1 volo gli uccelli (Giubbe /.), ch’ei non può dire di amar se non don*, e lauto più anta quanto più si sagrifica, che in questo sagritizio consiste l'educazione della vera fortezza, e che l’immolarsi pe' suoi simili non significa che immolarsi a Dio stesso, giacché il Vangelo ci ha detto 00# esservi maggior carità quanto quella di dare la sua vita a prò'dei fratelli-Sia pure adunque che gli avvenimenti anche i più dolorosi a misura die avvengono sembrino avversare il buon senso o la eterna moralità delle rose, e ridurre la storia al giuoco della forza o al calcolo deli*lo-teresse, che «piando si esaminano, non appena un qualche scopo è raggiunto, li si \eggono in qualche modo schierati a traverso dello spalto che corsero lasciando un solco ed una impronta quai leslimonii di una logica provvidenziale che regge noi e le nostre cose in giustizia. (.osi i sagrifìzii dei nostri prodi defunti non sono fatti ciechi cd iiiBilieaei : ma essi sono pieni di ragione e di virtù religiosa, giacche k grandi istituzioni non sono veramente grandi se non consacrate dal martirio, e quelle animo elevate che aspirano alla immortalità sono naturai* niente condotte a comparire dinanzi ai nostri occhi siccome altrettanti segnali per suscitare nei nostri cuori i sentimenti virtuosi, per muover* n sublimi desiderii, e raggiungere legittime ricompense. Egli è perciò che questa pubblica, solenne e unanime teslimoiiian** di ammirazione e di amore compartita alla intelligenz«, al coraggi®