le ninni uri le persone e negli averi dei loro concittadini. Ma chi non dirà clic quegli sciagurati furono villiine del più infame dei tradimenti? Il tradimento pur troppo è consumato: solo rimane che alla fazione, la quale sì iniquamente l’ordiva, non se ne lascino cogliere i frutti. Questo esige l'onore del paese, posto da essa in sì grave cimento: questo esige la sollecitudine, che fra sì terribili distrette deve in tutti farsi più viva della salute nostra e d’Italia. Popoli subalpini! Popoli tutti d'Italia! La nostra giornata non è finita: molto dobbiamo ancora operare e patire per serbarci fedeli a quel voto dell’indipendenza nazionale, che sarà sempre in cima di ogni nostro pensiero, per assicurarci quelle libertà, di che ora viemmaggiormente sentiamo il pregio, giacché riconosciamo in esse l’unica nostra guarentigia contro la lorestiera tirannide e contro i macchinamenli delle interne lazioni. E noì da forti opererete, da l'orli patirete, nella fede che l’aiuto di Dio, le simpatie dei generosi e l’avvenire, non falliranno alla nostra causa così infelice, e pur così santa. Gli errori del passato ci saranno provvida scuola: noi ci faremo persuasi che il proseguimento della guerra dell'indipendenza esige l’impiego di tulle le forze vive della nazione, esige i maggiori sacrilicii di sangue e d’oro. Noi ci faremo persuasi ancora che, ove non è concordia di spiriti e d’intenti, non può essere concordia di opere; che i liepidi amici son da temersi quanto i nemici; che, in quest’arringo del civile progresso, è mestieri cospirar lutti uniti cou unanime accordo, se si vuole toccar la meta. Da ultimo, noi ci faremo persuasi che, senza una intiera vittoria dello spirito democràtico, bisogno e vita della nuova società, non ci verrà mai concesso di far divorzio dal passato, e d’impedire che le sparse sue reliquie ci siano ostacolo su quel sentiero, in che noi pure dobbiamo incamminarci per esser degni di aver posto nella famiglia dei popoli nuovi. No; il sole dell’indipendenza e della libertà non è tramontato pei popoli d’Italia, e ancora dardeggerà la sua luce su questa contrada, non indarno risorta da tre secoli d’abbiezione e di servitù. Ne stanno in fede quel grido di riprovazione, con che venne da per lutto accolto l’obbrobrioso armistizio di Novara, l’eroica difesa di Gasale, i generosi moli di Asti, di Alessandria e di Genova, i pietosi spiriti di Pinerolo, così larga d’ospizio a quegl’infelici che hanno un’altra volta perduta la patria, la fermezza magnanima di quelle provincie condannale dalla fortuna ad albergare il nemico. Sorgeranno nuovi giorni di prova e di gloria, e l'antico volo d’Dalia tutta sarà adempiuto. Milizie nazionali, a voi in ¡specie s’aspetta di affrettare quei giorni. Se ora vi è commessa la gelosa custodia delle istituzioni della libertà, in un tempo, certo 11011 lontano, vi toccherà gran parte nel conseguimento deirindipendenza. Su via dunque, attendete di grand'animo ad ordinarvi, ad esercitarvi nell’armi, a comporvi a freno di salde discipline tanto che possiate esser sempre pronti a sorgere difensori delia libertà campioni dell’iiidipendenza. Quanto a noi, deputali della sinistra, dopo il decreto che ha prorogato le Camere e sotto la minaccia del loro scioglimento, dobbiamo pensare essere questa l’ultima volta che possiamo levare la voce come rap-