106 raggiosamente sotto la sua bandiera, servendo il suo governo e la causa del suo paese, sui campi di battaglia; ma non per quei perturbatori, che dissolvettero tutte le forze, che dovevano far fronte al nemico. Non parliamo dunque questo linguaggio esagerato, che potrebbe in un altro recinto, dove niuua seria responsabilità vi s’aggiunge, essere tutt’ al più accettato; ma che noi può in questo, dove ciascuno di noi assume sopra di sè, come lo diceva nel suo manilèsto il sig. di Lamartine, la più terribile delle responsabilità, che uomini possano mai assumere. Lasciamo dunque questo linguaggio esagerato, e parliamo il vero. Sì, le simpatie della Francia, i suoi interessi (e non sono io di coloro che possano considerare una questione d’influenza come una questione secondaria), la questione della legittima influenza della Francia, è impegnata nella questione italiana. E questa, lo dico dolorosamente commosso, ricevette un profondo e formidabile smacco. Ma non è perduta: no, non è perduta: sta per essa il diritto e l’avvenire. Sì, le crudeli lezioni che si diedero all’Italia, le serviranno per l’avvenire. Essa ne approfitterà. Io non le dirò perciò, come i vostri organi abituali e più accreditali, io non dirò alt7Italia : È la guerra del coltello, che bisogna ora cominciare: 110. Io dirò all’Italia: Sì, è nobile e legittimo proseguire il grande scopo dell’indipendenza; bisogna prepararvi« colla pratica severa di tulli i doveri civili; bisogna saper rispettare il diritto, bisogna francarvi da que’costumi degli schiavi, che sono sempre pronti a ricorrere alla violenza; bisogna apparecchiarvi; bisogna che questo frutto dell’indipendenza, così prezioso, sia maturato da una libertà seria, e seriamente praticata; a questo prezzo soltanto potrete intraprendere la gran lotta dell’indipendenza. Voi ricordavate gloriose memorie, e che sarebbero infatti capaci di esercitare una potentissima influenza su quella nazione, il cui cuore vibra, quando se le rammenta quest’epoca così splendida della storia nostra. Sì, il primo console entrò ¡11 Italia colla seria missione di assicurare questa indipendenza. Sapete voi quale è stata la prima sua cura, e quale la sua gloria? Quella di avervi restituito l’ordine, di avervi stabilito governi regolari, d’avere fatto sparire l’elemento perturbatore e dissolvente, che prima di lui esisteva. E ricordatevi, che se la Francia fosse mai condotta a trarre la spada in circostanze legittime, in cui il suo onore, come voi dite, fosse veramente impegnato, il suo primo dovere e il suo primo interesse vi saranno dettati da questo esempio che ho citato. L’onore della Francia non le comanda le deliberazioni che voi vorreste far adottare a quest’Assemblea. Gliele comanda il suo interesse? il suo interesse! V’è qualche cosa che io porrei anche prima di questo interesse, e sarebbe il diritto, il rispetto delle stesse nazionalità. E invero, quando io odo proporre a quest’Assemblea, qual soccorso da recare al Piemonte, anima, vita e forza della indipendenza italiana, di recargli (che soccorso!) quello dell’occupazione di una parte del territorio, quando non ci chiama, quando sta trattando, io non posso frenare la meraviglia che un tale spediente sia stato proposto all’Assemblea per una tale eventualità.