240 vi chieggo d’attendere, di giudicare sopra i documenti (benissimo)-questo primo punto deciso, rimane una seconda questione: Il generale, cui fu commesso il comando della spedizione, è egli si o no rimasto fedele alle istruzioni ricevute? Per questo rispetto , signori, lasciatemi dirlo all’ Assemblea ^ non avremmo atteso le interpdlazìoni fatteci, se, avendo anche noi la coscienza dell’inquietudine pubblica, avessimo avuto in mano documenti, che ci permettessero di farci incontro a tale inquietudine .... 11 sig. Flocon : Chieggo di parlare. !1 generale di Lamoricière : 11 chieggo aneli’ io. Il presidente del Consiglio : Ciò che il governo sa circa il contegno del generale , che comandò la spedizione di Civitavecchia , e che poi si volse sopra Roma, ei noi sa se non per dispacci telegrafici; dispacci, la cui concisione inevitabile lascia all’oscuro delle circostanze, senza le quali, a noi, governo, non è permesso di fare un giudizio di chi rappresenta' la politica della Francia. ( Movimenti diversi. ) È facile, dall’alto di questa bigoncia, gettare una riprovazione, e vincere così le difficoltà. Per conto mio, non voglio sottrarmi in tal modo da una difficoltà politica; non mi mostrerò facile, nè prodigo di riprovazione contro un generale , di cui non conosco tutto il contegno , e sceglierci meno ancora il momento in cui e’ fosse stato sfortunato o ingannato. ( Benissimo ! ) Giungo alle conclusioni, che furono enunciale. Tutto ciò che in quelle conclusioni può tendere a rischiarare i falli, a edificare l’Assemblea sulla natura, sul valore degli atti dell’autorità, non solo è dal canto mio pienamente approvato, ma con impazienza bramato. (Benissimo!) Quanto alla parte delle conclusioni stesse , che tenderebbe , non so precisamente a che, perchè non posso ben definire qual maniera di provvedimenti potesse venire consigliala all’Assemblea, ma, infine, che tenderebbe ad investire direttamente 1’ Assemblea dell’ azione governativa e politica; quanto a questa parte delle conclusioni, dirò una sola parola: lo non intendo promuovere vani e puerili conflitti; ma sono profondamente convinto che l’Assemblea avrà la coscienza del rispetto per la Costituzione : ella può accusare il potere esecutivo, non lo sposterà. (Lunga agitazione. — A’ voti!) 11 gen. Lamoricière: Lo slato delle cose è sì grave, cilene dobbiamo scartare tuttociò che potrebbe muovere le passioni. Rammenterò all’Assemblea ciò che occorse in seno alla Commissione, di cui il sig. Favre era relatore ed io presidente. 11 governo voleva esser presente a ciò che sarebbe accaduto in Italia. La controrivoluzione slava per farsi: la repubblica romana era ne’ suoi ultimi giorni. 11 sig. Favre disse ai ministri : se s’incontra resistenza a Civitavecchia, diesi dovrà fare? Risposi: deesi superare. Soggiunsi che, se non la repubblica , dovevasi a Roma proteggere la libertà. Ora pare che le circostanze, che ci si esposero, siano affatto diverse dal vero. Non dirò che siasi voluta ingannare l’Assemblea: ma, per altra parte, posso credere che un soldato operi contrariamente alle istruzioni ricevute?