470 della Francia si prostra, quel ch’era feccia sobbollitricc nel Luglio del •1830, divenne schiuma ammuffita nel Decembre del 1848. Sennonché i democratici francesi, la Montagna, cioè quella minoranza dell’Assemblea che serbò lède alle tradizioni del 93, ai destini del popolo, al decoro della nazione, la Montagna, pochi giornali, qualche migliaio di repubblicani non nuovi, tutti quanti soffrivano non solo delle sventure proprie, ma delle sventure d’ogni paese combattente per le sue libertà, tutti quanti vedevano al di là dell’oggi, al di là della propria casa, al di là della Francia, la quale non è poi le colonne d’Èrcole dell’umanità, — questa conculcata minoranza sostenne sempre che, l’Italia caduta, cadrebbe la repubblica in Francia, la democrazia nell’Europa; sostenne che troncando l’opera rivoluzionaria del 48, falsandone l’iniziativa, sarebbe emersa gigante dalle nostre rovine la reazione ormai trion-fatrice della teologizzante Germania; sostenne che la guerra rifiutata in Italia, trascinerebbe alle Tuileries la reggenza o i Cosacchi, il Bonaparte 0 i Borboni, lo devo confessarlo sulla coscienza mia, pel rispetto e la fratellanza che ini legano a qualche vero patriotta francese, per obbligo di non tacere la verità, una verità che taciuta marcherebbe, come stig* mata di vitupero, non solo una nazione, ma bensì la causa della democrazia, questa patria contrastata di tutti i popoli oppressi e speranti. No, la nazione intera non tradì la causa italiana; i democratici francesi gridarono: all’erta, al soccorso! Sentendo bene nel cuore di nou essere nè parigini, nè francesi soltanto, ma tutti soldati d’ uua stessa divisa, impotenti ad agire, hanno almeno protestato coraggiosamente, al* meno gridarono al proprio paese: tu corri alla tua rovina con l’infamia alle spalle. Ma il Governo del Giugno si turò le orecchie, già fatte sorde ai gemiti dei trasportati, davanti alle preghiere e agli avvisi dell’opposizione rappresentata e nell’Assemblea e nel paese da una minoranza impotente. E i giornali dell’opposizione più appassionata, più accanita, più sleale, 1 giornali della paca ad ogni costo, del Bonaparte ad ogni costo, la Presse con le sue calunnie, ¡1 Constitutionnel col suo cinismo, il Débat con le sue filippiche, gli organi più consultati della stampa quotidiana, aiutavano a tener vivo nel Governo, ch’eglino aveano giurato distruggere, lo stimolo di reazione da lui subito con l’abbandonare l’Italia. Non erano gonzi, coloro. Videro che là era la sua morte, che là slava il trionfo di Bonaparte, la caduta di Cavaignac, forse quella della repubblica. Se ne accorsero gli schietti repubblicani, e vanamente si opposero; se ne accorsero i conservatori, i repubblicani moderati, e lasciarono fare; se ne accorsero i reazionari d’ogni partito, e mormorarono nei loro saturnali: pera l'Italia, purché si salvi la dinastia.... Cavaignac solo non si avvide d’essere giuocato e continuò nella sua politica d’inazione, passeggiando impacciato nel ristretto cerchio delle convenienze diplomatiche, delle interpellazioni parlamentarie, delle trattative pacifiche .... Cerchio di fuoco; come lo scorpione, egli doveva ardere in quello e ferirsi, incolpando sè stesso, nel giorno della sua caduta. Risoluto nel vincere a qualunque prezzo gli ostacoli che lo separa-