113 nella libertà sua, sciolto da ogni solidarietà con altre potenze, consultando solo i suoi interessi, l’onor suo, la parte d’influsso che gli spelta necessariamente in ogni gran discussione europea. La vostra giunta ha preso nota di tali dichiarazioni positive; ella vi prega di uou dimenticarle nel corso della deliberazione, che sta per aprirsi. Figlia d’una rivoluzione popolare, la repubblica francese non potrebbe, senza menomarsi, cooperare a far serva una nazionalità indipendente. L’Assemblea, che ha tante volle manifestale le sue simpatie per la causa italiana, non può umiliare la sua politica, facendosi la complice dell’Austria. Ma appunto perchè il Piemonte soggiacque, perchè gli eserciti imperiali minacciano la Toscana e la Romagna, in virtù delle leggi della guerra e dei privilegii della vittoria; appunto perchè, dietro a loro, sorgerebbero necessariamente crudeli reazioni, importa alla Francia, sotto pena d’abdicare, di far che sventoli la sua bandiera in Italia, perchè all’ombra sua l’umanità sia rispettata, e la libertà, almeno parzialmente, salvala. La vostra giunta ha compreso che, autorizzando il polere esecutivo ad occupare un punto dell’Italia, oggidì minacciato, voi gli dareste per missione di porre un limite alle pretensioni dell’Austria, e di terminare con un arbitrato, che la forza delle nostre armi sosterrebbe, se occorresse, tutte le differenze che dividono tuttavia la penisola, e che il nostro utile, del pari che l’onor nostro, c’impone di comporre nel senso il più che si possa favorevole allo sviluppamenlo delle istituzioni democratiche. Convinta che, associandosi in questa politica, il governo non diserterà alcuna delle gravi questioni adesso pendenti, la vostra giunta ha l’onor di proporvi, che dichiariate l’urgenza e passiate immediatamente alla discussione del progetto di legge. (Benissimo! benissimo! — A'voti!) L’Assemblea ammette l’urgenza, e decide di cominciar subito la discussione. Il sig. Emmanuele drago: Cittadini, s’io reputo necessario di prender a parlare dopo il rapporto che udisle, non è già, tutti il comprendete, per combattere formalmente i termini stessi di tal rapporto e ciò che ci è proposto dalla nostra giunta; ma credo che, in una congiuntura tanto solenne e grave per la repubblica, quanto in quella in cui siamo, bastar non possa all’Assemblea nazionale che il signor presidente del Consiglio ed il sig. ministro degli affari esterni siansi trasportati nel seno della giunta, per dichiarare a’ commissari! nominati all’Assemblea, che la intenzion loro non era nè punto nè poco d’unirsi all’Austria nell’opera liberticida, da essa, l’Auslria, intrapresa contro tutta intera l’Italia. Quando si viene a chiederci un intervento francese in Italia, ei bisogna che un de’signori ministri, il capo del gabinetto, dichiari formalmente dalla bigoncia nazionale, quali siano i principii che serviranno di guida a tale intervento. (Rumore.) Ei bisogna che ci sia detto solennemente da questa bigoncia, che s’interviene in Italia con la risoluzione ben ferma di far rispettare ciò che non potremmo tollerare che violato fosse fra noi; ciò è il principio della sovranità del popolo. ( Piva approvazione a sinistra. ) T. VII. 8