232 Domandammo spiegazioni amichevoli al ministro degli affari esterni. Rispose esser giunto un dispaccio telegrafico, in cui anmtnciavasi che il generai francese era stato chiamalo dal voto della popolazione romana; ch’erasi porlato con un corpo di truppe per giudicar egli stesso qual doveva essere l’efficacia delle fatte promesse; che a una distanza, di coi non fa menzione il dispaccio, in un sito non indicalo, invece di simpatia aveva trovata forte resistenza, davanti a cui aveva dovuto arrestarsi per prender una posizione e aspettare i rinforzi. Ecco il dispaccio: il ministro non ne sa di vantaggio. Ma il dispaccio era del 50 aprile. Noi siamo al 7 di maggio, e let-lere particolari sono arrivate. Sventuratamente, esse ci danno la certezza che, giunti alle porte di Roma, i nostri soldati, i nostri infelici soldati, soldati repubblicani, fratelli dei Romani, incontrarono barricate e vollero superarle a forza. Il sangue fu sparso, e fummo costretti a retrocedere. Ciò è fuor di dubbio. Quantunque non esistessero questi documenti, il dispaccio, riconosciuto dal governo, ce lo direbbe egli stesso, poiché consta da esso che, invece di simpatia, s'incontrò una gagliarda resistenza, che si dovè prender una posizione ed attender rinforzi. Questa è una dichiarazione di guerra, che non può ingannare alcuno. Ecco il punto in cui ci troviamo. Ieri sera il ministero fece inserire nella Patrie, teatro delie sue comunicazioni, e stamane nel Jìloniteur questa nota, ch’io raccomando alla dignità di quest’Assemblea: ». * Giusta un dispaccio telegrafico, eh'è giunto al governo, il generale Oudinot si sarebbe messo in cammino verso Roma, ove, secondo tutte le informazioni, egli era chiamato dai voli della popolazione; ma avendo incontrato .... » Udite questo, signori! siamo noi nel 1814? Questo ballettino fu egli scritto dagli Austriaci? Parecchie voci a sinistra: Si! sì! Il sig. Giulio Favrc: * .... ma avendo incontrato da parte degli stranieri, che occupano Roma, una resistenza più grave che non si aspettasse, prese posizione a qualche distanza dalla città, dove attende il resto del corpo di spedizione. » Comprendete la condizione in cui fummo messi, e donde dobbiamo uscire a qualunque costo, e incontanente. I nostri soldati, ripeto, giunsero alle porle di Roma, ch’erauo chiuse: rhbévi gagliarda resistenza. Ed ecco i Romani, che non vogliono accogliere i forestieri, che luii siamo per loro; i Romani, i quali non vogliono il governo sacerdotale, che noi conduciamo con noi; checché diciate, i Romani resistono, sono presti a morire, muoiono. Ma, secondo voi, non sono Romani. La nota della Patrie li dice stranieri, avventurieri: domani ella dirà malandrini quegli uomini, i quali non vollero veder il loro suolo calcato dallo straniero. Prendo i fatti dai documenti addotti dal governo stesso. Eccone la moralità ed il valore. Al momento in cui dicevasi che si andava a proteggere la libertà, ristabilire l’ordine turbato, impedire gli eccessi del" r anarchia, non si diceva tutta la verità. 0 si aveva un altro pensiero