51 territorio Pontificio a line di ridonare a quei popoli la necessaria tranquillila ed il loro amatissimo Sovrano; — e daremo così felice termine anche al quarto atto della nostra commedia. Fatto tutto questo, rimarrà ancora Venezia — ma non essendo questa città sventuratamente in mano di alcuno di noi, non possiamo stabilirne la catastrofe. — Alcuni prevedono che dall’ultimo atto la commedia degeneri in tragedia — altri ritengono che noi colà vi dobbiamo rappresentare le parli di zanni .... Io a nulla posso decidermi per adesso mentre non mi pervenne ancora l’esatta relazione del risultato dei palloni aerostatici, e delle macchine bombardatrici che si fabbricano a Treviso onde distruggere quella ostinatissima città, in caso che persista a non volersi assoggettare al regime paterno del graziosissimo nuovo Impera* tore Francesco Giuseppe I., eh’è buono due volte più dell’augusto suo zio. Prego la M. V. di sollecito riscontro, mentre sono dispostissimo a modificare il presente mio piano, siccome si compiacerà indicarmi la vostra Reale sapienza; non ignorando che se diverse fossero le vie che intendessimo percorrere^ una sola è la meta cui eutrauibi miriamo. La mia Giovannina m’incombe umiliare i suoi rispetti alla vostra Reale Maestà, e vi supplica per mio mezzo degnarvi far ordinare al vostro cantiniere una novella spedizione dei vostri vini prelibati; frattanto vi bacio umilmente le Regie mani, e mi protesto. Della M. V. devotiss. ossequiosi», servo ed amico leale RADETZKY Principe di Cuslozu, e principe (in aspettativa) di Alessandria. 13 Aprile. Il Giornale di Torino, la Concordia, loda con le seguenti affettuose parole la resistenza all’Austriaco, unanimemente decretata dall’ Assemblea dei rappresentanti dello Stato Veneto nella seduta secreta del 2 aprile corrente. Torino, 9 aprile 1849. Da qualche giorno a questa parte le notizie delle sventure italiane si succedono, si accavallano come le onde di un mare agitato dalla lempesla. Ognuna di esse o ci la impallidire dallo spavento, o arrossire dalla vergogna, o grondare il cuore di sangue. In mezzo a tanto cumulo di dolore, noi non cessiamo di volgerci ansiosamente anche verso la minacciala Venezia, ed è appunto da quel lato che ci giunge una parola di conforto, un nobile esempio, che ci rende orgogliosi ancora di portare il nome italiano. La regina deli’Adriatico alza ancora la fronte imperterrita in mezzo alle sue lagune; la bandiera a tre colori sventola ancora incontaminata sulle torri che le fanno diadema, e le disgrazie che contristano il cuore di tulli gli Italiani, lungi dal prostrare la sua fermezza ed il suo coraggio, lo hanno invece sollevato, aggrandito ed esaltato.