408 oggimai dai salute all’Italia; c tanto bastava perchè tacessimo. Tacemmo dunque. Il tempo maturava ben altra risposta , che quella che avreinmè potuto dar noi. ' ■ ifl X. Ogni giorno dava una mentita all’utopia monarchico-coslituziona dei moderati. Larepubblica, non desiderata, impossibile, dicevano, nelfc presenti condizioni d’ Europa, sorgeva in Franchi e vinceva. I princip clic dovevano, in Italia, rifu rei l’età dell’oro, indietreggiavano. Le legh annunziate come imminenti dai politici d’ anticamera, non si stringevan Il Papa rigeneratore del mondo non s’attentava di rigenerare la Cur di Roma, s'irritava delle esigenze modestissime de’suoi lodatori, dichii rava non voler detrarre un menomo chè daH’autorilà irresponsabile de antecessori, lasciava che corresse nella Svizzera sangue di cittadini mano di cittadini, anziché proferire il richiamo de’Gesuiti. La queslic di libertà si scioglieva in.Sicilia coll’armi; e poi che rappresentai Italiana non esisteva nè poteva esistere dove i monarchi erano dichiara lutti intangibili, l’isola si separava dal regno. La Toscana e il Piemoiii inoltravano sulla via; ma a balzi, per virtù di sommosse, per ma popolare dal basso all’alto. E la questione Lombarda sorgeva ogni gifi no, più minacciosa, più urgente a chiedere soluzione non di parole, d armi. Armi regie o di popolo? I moderati, da pochi in fuori che livedevano e predicavano, — anche coll’Austria I — Vopposizione lego sentirono che, a salvare la causa del progresso regio in Italia, era ino spensabile che la monarchia si facesse iniziatrice d’emancipazione naz naie, e decretarono Carlo Alberto Spada d'Italia, e liberatore maj uimo del Lombardo-veneto. I capi dell’aristocrazia Lombarda vecchia nuova s’unirono co’faccendieri di Piemonte, perchè s’avverasse il decre da un lato a impedire clic il fremito della gente Lombarda non prorol pesse in azione, dall"altro a spingere con messi, segretari intimi, oiTe e promesse, il re all’invasione. A vederli, a udirli in que’ tempi e pe sure che agenti e raggiri siffatti provvedevano, nella mente dei più,f| lare che una Italia libera fosse, correva il pensiero a uno sciame iiisclli brulicanti fra velli delia criniera del Leone. XI. 11 Leone, il popolo, si scosse e ruggì. Roggi spontaneo, fidai)) nella propria potenza. E il ruggito fu tale che gli Austriaci impaurii tremanti, s’appiattarono nelle fortezze. La vittoria era consumala, quat Carlo Alberto, per non balzare dal trono, varcò il Ticino. E dietro| lui, per non perdere l’utopia, lo sciame dei moderati. Ricordo il dolore ch’io m’ebbi quando, palpitante ancora per tusiasmo e per gioia sui fatti lombardi, lessi in un giornale il proclai all esercito del re Carlo Alberto. E quel dolore non era, io lo gi* sull’anima mia, dolore di repubblicano tenace o d’uomo che non diiné ticu : io non pensava in quei giorni che alla questione vitale dell’ iu