Ili) Il cittadino presidente: Chi è ì’interrullore? Il cittadino Deville ed il cittadino Buvignier: Son io, signore! Il cittadino presidente: Vi richiamo all’ordine. Il cittadino Bruys: Sì; è viltà! è tradimento! Il cittadino presidente; Richiamo all’ordine voi pure per le parole inconvenienti, che avete proferite. (Benissimo .► benissimo !) Il cittadino Brut/s: Ripeto che la è viltà e tradimento! {Agitazione.) Il cittadino ministro: Il governo è incaricato di seguire e praticare, non la politica d’una minoranza di quest’Assemblea, ma la politica che fu ratificata dalla maggioranza. (Si, sì! Benissimo !) Non convien dunque riporre in questione ciò che fu giudicato dalla maggioranza; convien accettare un punto, da cui muovere; e questo punto è il rispetto pei voti della maggioranza di quest’Assemblea. A destra; Benissimo 1 benissimo! Una voce a sinistra: Rispettate altresì il voto del 24 maggio. Il cittadino ministro: Noi non possiamo, nè vogliamo ora, in virtù della facoltà che ci avete data, e del voto che domandiamo alla vostra saggezza, non possiamo uè vogliam fare ciò che fu vanamente proposto a quest’Assemblea; non vogliamo stringere solidarietà fra l’esistenza della repubblica romana e quella della repubblica francese. (Assenso a destra.) A sinistra: Non la volete in nessun luogo! Il cittadino ministro: Ma non vogliamo neppure che un avvenimento importante, il quale può avere un grande influsso sui destini d’Italia, al quale può collegarsi il legittimo influsso che appartiene alla Francia in quel paese, si compia per un influsso straniero; non vogliamo che l’astenersi della Francia, che l’esclusion d’ogn’influsso da parte sua porli nocumento a garautie ed a libertà, che hanno tutte le nostre antiche simpatie. (Benissimo!) Ecco lo scopo della presenza della nostra bandiera sulle rive d’Italia Ora, c’è un’altra politica estrema, che non è la politica dell’Asseiii-blea, più che noi sia quella, della quale ho parlato. Eli’è la politica dell’astenersi, del rassegnarsi, la politica del lasciar fare, del commettersi ad un avvenire indeterminato. No! questa politica non è ueppur quest la politica dell’Assemblea, poiché quel voto, quella facoltà^ cui va coi giunta una sì gran malleveria, e ch’ella ha conferito al governo sarei ber tutt’affatto orivi di senso, se tal politica dell’astenersi. f|„i ’ : . • , ii • • i» 5 1 UOQ ( j. rarsij avesse potuto preponderare nella maggioranza di quest’ Assei 11 Ea politica di quest’Assemblea è la politica del diritto e de’ nost ■' i Pa* ressi legittimi^ ne’limiti del possibile; è la politica del buon >" politica della ragione, la politica del governo che appartiene a - ”*** che, la Dio mercè, è libero nella sua..azione, e non sarà mV * S^ess°« dalle passioni cieche e folli de’parliti e delle cabale violente / !» ^.8vo^°i diversi.) * * Il cittadino Felice Pijat : Le son le parole di Gui»«, Filippo. Z0‘ so"o Luigi Il cittadino ministro: A questa politica noi ci siamo ' sla intenderemo a seguire. Non porremo le forze della pr.t ln.,l)*rali) del tiile o tale governo; non ne abbiamo nè la volontà nè