19G era la prima condizione, i ministri francesi, e noi temiamo anche gl'inglesi, stimarono necessario di far nuovamente mostra del loro zelo e della loro influenza, esigendo dal maresciallo Iladetzky una riduzione dei patti, eh’erano già così estremamente moderali. Alcune di tali concessioni Jurono dal maresciallo, per quanto personalmente lo riguardava, consentile; ma la convenzione era stala in pari tempo spedita a Vienna per la ratificazione, e il governo imperiale Faccettò col proposito di aderirvi, senza modificazione; il che era il più giusto e prudeute contegno da seguirsi. Le condizioni non avevano nulla in se stesse, che fosse contrario alla dignità e indipendenza della corona di Sardegna. Non crediamo clic il governo austriaco abbia fatto, per parte sua, nessun tentativo per deviare dalle condizioni dell’armistizio; nè che sia stato proposto o richiesto, come condizione del trattato di pace, nessun cambiamento della presente Costituzione piemontese. Le simpatie italiane dell’ onorevole nostro confratello francese gli offuscarono l’intelletto; e queste fanlasimc sono della medesima indole della ridicola invenzione, pubblicata l’altro giorno nelle sue colonne, che l’Inghilterra fosse pronta a pagare le spese di questa guerra, condonando all’Austria un debito che questa aveva con lei, il che non fu mai vero. Così quella campagna, che cominciò e fini a Novara un mese fa, è prolungata dalle sottigliezze diplomatiche, e il rinnovamento delle ostililà fu spinto quanto si poteva, come nel caso della Danimarca, quando mancava ogni pretesto a simil ingiuria. Il fatlo è che il parlilo della guerra in Piemonte non abbandonò ancora ogni speranza d’indurre il governo francese a dargli aiuto dell'esercito suo. Questo è l’oggetto della missione di Gioberti a Parigi; questo è il disegno, sul quale egli strinse il governo francese in tutte le forme; questo è il vantaggio ch’egli vuol ottenere, cedendo la Savoia, in cambio della unione di Parma. Ferma e onorevole fu la resistenza del presidente a queste insidiose aperture; ma, benché il governo francese sia risoluto di non valicare le Alpi, non ritrasse del tutto il suo appoggio al Piemonte ne’suoi sforzi di rompere i patti dell’armistizio. La prolungazione d’una sfortunata e non necessaria controversia, diede maggior importanza alla spedizione francese di Civitavecchia, come apparisce dal linguaggio dell'ordine del giorno del generale Oudinot, Le forze impiegate per quell’impresa furono certamente cresciute, da un piccolo corpo sussidiario, a un esercito di quattordicimila uomini; e non possiamo dimenticare che, ne’casi d’intervenzione armata, il principio è sempre più agevole che il termine; e che? mentre i Francesi proseguono lo stesso scopo dell’Austria nell’Italia centrale, essi sono sempre rivali nel settentrione degli Appennini e del Po. Deploriamo profondamente che il governo francese ;ibbia aderito ad una proposta modificazione dell’armistizio di- Novara, bench’egli forse abbia pensato che tal concessione era richiesta dalla pubblica opinione di Francia. Bla è appena possibile il credere che il governo inglese, o i suoi agenti, abbiano partecipato in tale interposizione; 1» quale sarebbe stata, non solo scandalosa e impolitica, ma al tutto contraria all’unanime opinione di questb paese. Noi semplicemente desideriamo il termine della guerra nell’Italia settentrionale, e il ristabilimento della p«ee fra )'Austria e jl Piemonte nello slulu quo aule bcllum, col paga*