223 nifiile maladcllo perchè eomandamenlo sacrilego ed empio. Nondimeno o"ii quella profanazione decretava; ne commetteva l’esecuzione a masnadieri niente migliori di lui; ma in ciò fare ne seguiva se non altro il wiulnggio clie corresse un ulile tempo di mezzo, e in ogui caso più estremo fosse dato agio a’ministri del santuario di bagnare sì colle la* ciiine il sacro \aso che mettevano (orzatamente in mani profane, ma di rallegrarsi almeno di guardare riverentemente e di riporre la cosa santa in altra più povera sì, ma religiosa e devota nicchia. Questo eminente religioso vantaggio ci è tolto adesso dall’ empie masnade che ci aizzate contro. Elle non ricevono, si tolgono, rubano, le cose sante oltraggiano, tacendo della riverenza del tempio e di Dio lo sfregio più colpevole e \ iliiporoso che da rinnegato e infedele possa esser fatto. Se stiamo alla .storia: Queste opere qual fine promettono? Ognuno potrà rammentarsi, e (piindi anche voi re dell’Austria, la fine spaventevole d’Antioco, di frode, di Baldassare. Nè la storia sacra è la sola che ci ammaestri: medesimamente ne dice la profana. Dìo, fedele pagatore dell’opere, a’gentili medesimi guiderdonò la rettitudine e la giustizia sovente con largo e florido imperio, il quale lauto stelle e durò, quanto ebbe a sostegno la santità di quel diritto che Dio scolpì in ogni cuore, ed è sempre conforto o rimprovero dell’opere a chicchessia, anche nato e vissuto nel lmio di una falsa credenza. Finirono poi sempre anche cotesti, e furono sperperati e rasi dal mondo, allorché declinarono e si partirono da quelle noripe del relto, dell’onesto e del giusto o*ide vennero in potenza e in onore. In qual termine, o Ferdinando, vi sembra di esser voi a questi di? Confidatevi che Dio è infinitamente buono; che siete vivo ancora, cioè ancora nel tempo della misericordia, e che l’Italia per voi abbandonata, ristorata e pacificata potrebbe essere un olocausto di espiazione •la sospendere quella condanna, cui le ragioni dianzi esposte ci conducono a presagirvi. ALLA NAZIONE AUSTRIACA. Austriaci! voi vi mostraste degni fratelli di quella culla e dotta Germania, che, sapendo di essere nazione, volle esserlo ed è. Concorreste anche voi ad avvalorare la grande verità che Dio ha sparlilo la terra ila’monti, da’mari e da’fiumi non per farne re e imperadori, ma per collocarvi degli uomini, i quali, annodati in sociale fratellanza; contemperali dagl’influssi del clima; condotti dalle particolarità del suolo e dalle circostanze a speciali intendimenti d’industria; guidati da una morale e (la una coltura figliata dalle prime cagioni inducenti la specifica civiltà, avvegnaché uomini al tutto conformi al primigenio ceppo dell’umana lazza, nondimeno venissero contrassegnali da tali modificazioni di lineamenti, d’indole, di costumi, di favella da farne altrettanti uomini distinti, che nazione si addomandano. Il principio adunque della nazionalità è una coordinazione divina; ci viene dirittamente da Dio, che solo crea l’uomo e, destinandogli una terra in che vivere, gli dà una patria dalla quale col lai le sugge ogni altro bene e tutte quelle specifiche qualità, che il tanno indelebilmente membro della nazione. Di qua ne segue che la na-