224 zione non lui nitro legittimo signore clic Dio, il quale la donò agli uomini messi a comporla; e chiunque se ne faccia usurpatore, lede un diritto, la cui investitura è originariamente divina, e ferisce profondamente le viscere medesime della natura. Noi siamo naturalmente portali ad amare tutte cose che dirittamente ci vengono da Dio e intrinsecamente ci appartengono. È perciò che amiamo teneramente la vita, la consorte, i figliuoli, i parenti, i connazionali, la patria. Chi è che non rivegga con tenera commozione quelle pareti in clic allargò il petto alle prime aure di vita? Chi non ricalchi con giubilo quelle vie in che con incerto piede passeggiò fanciullo? Chi non si senta inondare l’anima da mille affetti allorché rivede la patria dopo lunghi anni di lontananza? Donde questo amore a cose che paiono a prima giunta fuori di noi ed accidentali? Perchè sono gli clementi della patria; i rudimenti primi della nazionalità ; c perciò, non che stranieri, cotanto intrinseci a noi e connaturali quanto la vita stessa, e degni quindi di amore; come li amiamo sopra la vita medesima; da che veggiamo, pure adesso, come vedemmo in altri tempi, animo pronto e deliberato di ogni cittadino a spendere la vita per la patria, dono prezioso di Dio. È profano colui che milanta essere il mondo sua patria! Non finiremo adunque di encomiarvi, generosi Austriaci, per l’opera che deste al vostro riscatto nazionale, portatore d’innumerevoli beni, e di uno forse non per anche generalmente sentilo. Il cristianesimo, perfezionatore supremo di ogni síyita legge di natura, ci comanda di amarci tutti concordemente come fratelli. ^]osì in fatti dee essere se in ogni uomo, dondechè sia, noi veggiamo la nostra medesima natura, gl’ identici bisogni, i medesimi affetti, le passioni medesime. 11 cuore ne dice subito non che di soccorrerci scambievolmente e di aiutarci nelle necessità, ma di non offenderci, non farci danno, non involarci giammai que’doni preziosissimi che Dio a ciascuno individualmente impartì. Que’ popoli adunque che, riscossi, vennero in coscienza della propria nazionalità; che spesero gli averi, il sangue, la vita per ricovrarne il possedimento, mostrano a’falti di ben comprendere preziosità eh’essa è; tesoro da aversi caro sopra l’oro e le gemme; onde necessariamente è messo un argine insormontabile alla rapacità della conquista; anzi un odio, un ribrezzo, verso il violatore e l’oppressore dell’altrui nazionalità. Ecco di qual maniera questo nobile principio ci conduca ad avere in religiosa riverenza i limiti che statuiscono i confini di una nazione, ed a guardarli siccome cosa sacra da 11011 toccarsi perchè d’altrui esclusiva appartenenza. Donde lo spegnimento delle guerre e delle discordie, e la via aperta alla fra-tellevole carità oltre i confini medesimi della nazione e da non averne altri che gli estremi termini del mondo. Questo è benefìzio inestimabile della nazionalità, e per ciò solo da adoperare ogni più gagliardo sforzo a ristabilirla, ove la malaugurata sorte de’feroci casi la seppellì e convola? nel dispotismo. È adesso, 0 Austriaci, che ci sentiamo in diritto di aspettarci da voi quelle felicitazioni, quel ricambio di beni, quel rispetto che il principio di nazionalità, pel quale combattiamo, scambievolmente c’impone. Noi Italiani abbiamo sempre riferite le nostre preterite sventure al peso di