60 sua sussistenza. Ma conoscendo egli pure, che gli umani provvedimenti non hanuo alcuna efficacia, quando non sieno- protetti dal Cielo, ci espresse il pio desiderio, che si ricorra anche in questa, come si è fatto mai sempre in ogni pubblica necessità, alla mediazione della nostra gran Madre ed Avvocata MARIA. Noi però secondando ben volentieri, coni’ è nostro dovere, questa religiosa premura, eh’è comune senza dubbio a tutti i buoni Veneziani, abbiamo determinato, che per trenta giorni continui stia esposta sulPAltar maggiore della Basilica patriarcale di S. Marco la sacra Immagine della Santissima Vergine, affinchè ogni parrocchia della Città, una per giorno, possa comodamente visitarla, ed implorare da Lei quel patrocinio, di cui ci fu sempre liberale in somiglianti bisogni. A tale oggetto, secondo l’ordine qui sotto indicato, il Parroco, ed il Clero di ciascuna parrocchia con quei Fedeli, che saranno disposti a seguirli, si raccoglieranno alle ore dieci e mezzo nella Chiesa succursale di S. Moisè, e di là si avvieranno processionalmente, cantando le Litanie lauretane, alla suddetta Basilica, ove celebrata senza sermone la Santa Messa, e cantato l’inno Ave Maris stella, si restituiranno nello stesso modo tenuto nel venire, alla Chiesa di S. Moisè, donde terminate le Litanie, si scioglieranno, per tornarsene privatamente alle loro famiglie. Siccome poi non si tratta qui di far pompa, ma di muovere a prò nostro la divina Misericordia, così è vietato di portare in processione altra insegna qualunque, che quella della Croce capitolare fra quattro candelieri, e si raccomanda generalmente un contegno edificante e divoto, non già mettendosi a piè scalzi, o facendo altre simili dimostrazioni esteriori, che si proibiscono assolutamente, ma tenendo gli occhi bassi, astenendosi da ogni confabulazione, movendo con passo grave e composto, e soprattutto conservando uno spirito penitenziale, qual si richiede nello stato attuale delle cose. Ma oltre le preghiere è necessaria, o Dilettissimi, la santità del costume; perchè pregare e peccare sono due cose, che ripugnano insieme, e non possono che maggiormente irritare la divina Giustizia. Veramente appena trascorso il tempo santificato dal Mistero pasquale, si dovrebbe credere che tulli i figli della Chiesa fossero già stabilmente risuscitali con Cristo ad una nuova vita di grazia, pienamente conforme al divin beneplacito: ed oh così fosse! La pubblica felicità sarebbe assicurala per sempre. Ma se vi fosse tra noi chi non avesse ancora abbandonata la colpa, o chi avendola pure abbandonata, la riammettesse tra poco, qual frutto potremmo aspettarci dalle nostre orazioni? Se uno prega, dice lo Spirito Santo, e un altro bestemmia, a qual dei due darà ascolto il Signore ? Unus oransj et unns maledicens : cujus vocem exaudict Deus? Eccl. XXXIV. 19. Chi però ama veramente la Patria, rimuova da se, e possibilmente anche dagli altri, il peccato eh’è l’unico intoppo fra la nostra preghiera, ed il benefìzio invocato dall’alto. Oltracciò ognuno rimanga tranquillo, non faccia, nè ascolli discorsi inquietanti, si limiti ad una saggia economia, eseguisca esattamente quanto verrà imposto da chi veglia con tanto senno ed affetto al pubblico bene; e così facendo confidi che MARIA salverà anche questa volta la sua fedele, e divota Venezia.