ICO con ciò quell’attività alla classe industre e laboriosa, che le circostanze attuali hanno paralizzato. V. M., essendosi degnala accordare una Costituzione ai suoi popoli, stiamo fiduciosi ad aspettare, conforme alla sua promessa, uno Statuto, che riconosca la nostra nazionalità e sia adatto all’indole ed ai bisogni del paese, e ci guarentisca, moderata eoa savie leggi, una onesta libertà. Con tali sentimenti auguriamo alla IVI. V. un lungo e felice regno, tale che possa acquistare l’amore dei sudditi. 2 Maggio. Brano di protesta dell’ emigrazione eomasca contro l’invio di deputati ad Olmùtz. « In faccia al lagriinevole scioglimento dei guerreschi maneggi clie iniquamente si finsero tra il Ticino e la Sesia, fra un esercito italiano guidato a lasciarsi vincere, e le orde austriache condotte ad un pattuito trionfo, il cui prezzo doveva essere il sangue italiano e 1’ oppressione della libertà; in faccia alle mute, ma eloquenti proteste, che le case abbandonate, le vie squallide, i volti mesti per disdegno represso, mandano a questa invasione: l’emigrazione comasca freme per sè e pei fratelli, e si addolora altamente che genie, italiana di nome, sia deputata all’incarico di recarsi ad Olimitz, seggio di quell’ agonizzante impero, chiamato, con insulto alle razze dei popoli, austriaco, e vergognosamente a nome della città e provincia prostrarsi ai piedi del re fanciullo, che con fierezza ereditaria le tiranneggia, e domandargli perdono e Statuto .... « L’emigrazione comasca protesta solennemente contro la nomina di questa deputazione, contro le domande che ella presentasse al trono, c contro le concessioni che, cosi impetrate, venissero dal trono medesimo largite. E ciò perchè essa deputazione è illegale, il suo mandato non è universale, il perdono e lo Statuto non si danno dal re al popolo, ma da questo a quello. « È illegale, perchè, se fu nominata per comando del sanguinario proconsole, non è libera espressione dui paese; se dal Municipio, questo non rappresenta che la citlà, e non ha amministrazione politica .... « Non è universale il suo mandato, perchè in nessuno dei suddelli modi viene interrogato il popolo, al quale solo appartiene il diritto di stabilirsi le sue sorli politiche. Questo mandato è perciò estorto. « In fine, perdono non può e non deve domandarlo un popolo, ingiustamente e iniquamente mantenuto schiavo da tanti anni da uti padrone avaro, ignorante e feroce; 1111 popolo che, rotti i suoi ceppi, chiede al suo tiranno ragione delie sue lagrime e del suo luugo servaggio, all’Europa l’esercizio dei proprii diritti. Perdono non può domandare un popolo calpestato, vilipeso, martoriato in ogni più squisita maniera; un popolo, il cui sangue, i cui cadaveri hanno eretto una barriera invincibile tra lui e il suo persecutore .... « L’emigrazione comasca scrive queste parole di protesta in nome